Lectio divina – V Domenica di Quaresima – Anno B
Inserita il: 19/03/2021
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Gv 12,20-33
“Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, non porta frutto,
se invece muore, produce molto frutto”
Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa, c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli chiesero: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose: «È giunta l’ora che sia glorificato il Figlio dell’uomo. In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà. Ora l’anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest’ora? Ma per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e di nuovo lo glorificherò!». La folla che era presente e aveva udito diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Rispose Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me». Questo diceva per indicare di qual morte doveva morire.
CONTESTO E TESTO
Il tema della Liturgia di questa quinta domenica di quaresima è l’alleanza: la prima, sancita dal Signore con il suo popolo, promettendo un’alleanza nuova che sarà scritta nel cuore, e l’Alleanza definitiva per mezzo del Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo, che offre la sua vita come il chicco di grano che muore per portare il frutto della nostra salvezza.
Nel Vangelo campeggia la figura del chicco di grano, immagine eloquente del Figlio che muore per donarci la Vita nuova. La scena descritta in questo brano del Vangelo di Giovanni viene dopo l’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme e appartiene a quel clima di segni e di presagi che attraversano le ore precedenti la Sua passione.
Si ode la voce del Padre. Ma la rivelazione che il Padre fa del Figlio si fa conoscere solo ai piccoli, come dice Gesù in Mt 11,25-30. Gli uomini che si ritengono grandi non possono ascoltare la voce di Dio; solo chi ha il cuore umile e pentito può ascoltare e accogliere la sua Parola. Gesù nel suo discorso sembra che voglia sciogliere uno dei contrasti più tragici dell’esistenza, quello tra morte e vita. È in questa luce che Gesù formula, allora, la grande legge della croce: Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna.
APPROFONDIMENTO DEL TESTO
In questo testo troviamo che alcuni Greci sono a Gerusalemme per la festa proprio mentre si stanno adempiendo le parole riguardante il Messia. Loro si avvicinano a Filippo, perché ha un nome greco e abita a Betsaida di Galilea, e chiedono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Essi chiedono, attraverso l’apostolo, di accedere a Gesù. Già nel loro cuore vi è il desiderio di Gesù, e tocca agli apostoli condurre le Genti alla piena fede in Gesù. Filippo di fronte a questa richiesta va da Andrea e insieme vanno da Gesù. La missione non è svolta da uno solo, ma da due. Andrea e Filippo vengono da Gesù come di ritorno dalle Genti e si presentano insieme a fare la richiesta. Essi sono pure insieme nella scena della benedizione dei pani (6,5-8).
E Gesù afferma che è venuta l’ora in cui è glorificato il Figlio dell’uomo. Le acclamazioni delle folle dei giudei e la richiesta dei greci evidenziano l’ora in cui il Padre glorifica il Figlio Gesù. È l’ora in cui si adempie la visione di Daniele sul Figlio dell’uomo (Dan 7,13-14). È giunta l’ora in cui in Gerusalemme sia giudei che gentili contempleranno in Gesù innalzato, il Figlio dell’uomo glorificato. Questa è l’ora in cui il Padre dà al Figlio il potere su tutti i popoli, un potere eterno, che non tramonta mai e un regno che non sarà mai distrutto (Dan 7,14).
Poi Gesù annuncia la sua morte imminente con la parabola del chicco di grano. È necessario che il chicco muoia per portare molto frutto, se non muore rimane solo. Il Figlio di Dio, divenuto Figlio dell’uomo, ha voluto prendere su di sé la morte non come giudizio di condanna ma come principio di vita. Poiché la morte non ha potere su di Lui, essa è diventata azione sacrificale. Nell’uomo la morte distrugge e annienta, in Gesù diviene sacrificio redentivo, inizio di molto frutto.
Con un passaggio immediato, Gesù applica al discepolo la parabola pronunciata nei propri confronti. Nell’ora, in cui Gesù sta per morire, i suoi discepoli non solo usufruiscono della sua morte redentrice, in quanto ne sono il molto frutto, ma sono da lui invitati alla stessa scelta. L’uomo, per sua natura, ama la propria vita ritenendola il bene supremo; per conservarlo, egli fa di tutto e lotta contro la morte per prolungarne il godimento. Gesù si pone di fronte all’uomo come scelta alternativa alla sua stessa vita (cfr. Mt 10,37). Chi rifiuta Gesù o lo colloca nella sua vita come un maestro tra i tanti, distrugge la sua stessa persona. Al contrario, chi odia la sua vita, preferendo ad essa Gesù, la conserva per la vita eterna.
Poi continua dicendo che servire Gesù è seguirlo, è condividere in tutto la vita e la morte del Maestro. In Mc 8,34 la volontà di seguire Gesù richiede di rinnegare se stessi, prendere la propria croce e seguirlo. Servire Gesù è quindi porre la propria vita per Lui come Egli la pone per noi. Seguire Gesù è pertanto uscire dal ripiegamento su se stessi ed essere totalmente orientati verso di Lui, donando incessantemente se stessi a Lui. Il servizio, che è la sequela, conduce il servo di Gesù là dove Egli: nel seno del Padre. L’itinerario, che porta Gesù al Padre, passa attraverso la Croce. Per questa via Gesù se ne va dai suoi per andare a preparare loro un posto e poi tornare a prenderli con sé perché siano là dove è Lui (14,3). La vita terrena, se vissuta nello Spirito, è il luogo dove il discepolo serve Gesù e lo segue fino a essere con Lui innalzato sulla Croce.
Ora Gesù rivela che cosa sta provando in questo momento (ora); Egli dice: «l’anima mia è turbata». In Sal 6,4 l’orante dice le stesse parole: E l’anima mia fu scossa assai fortemente. Chi ha mai procurato un turbamento così forte nell’animo di Gesù? Seguendo Eb 5,7 noi percepiamo che è la presenza della morte a scuotere Gesù e a lasciarlo in questo profondo turbamento. Egli vede davanti a sé l’avversario contro il quale deve lottare e dichiara ai suoi di essere scosso nell’intimo.
Così profondamente turbato, Gesù si chiede: «Che cosa dirò?». La domanda rivela che Gesù è di fronte a una scelta: o chiedere la liberazione dalla morte o consegnarsi ad essa. Per esserne liberato è sufficiente che Gesù preghi con il Salmo: Padre, salvami da quest’ora (Sal 6,5). Alla preghiera suggeritagli dal salmo, Gesù sostituisce questa richiesta: «Padre, glorifica il tuo nome». La richiesta di Gesù è esaudita dalla voce che viene dal cielo: è la voce del Padre. La voce, che è risuonata al Giordano davanti a Israele e sul Tabor solo a testimoni scelti, viene ora dal cielo per farsi udire da Israele e dalle Genti. Essa dà quindi testimonianza non solo dell’esaudimento di questa richiesta di Gesù ma anche è sigillo di tutte le parole pronunciate da Gesù come rivelazione del suo essere Figlio di Dio. La voce dice: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora». La voce non è venuta per Lui perché sempre Egli la ode ed è sempre confortato da essa. Si è fatta udire alla folla perché tutti accolgano Gesù nella sua suprema rivelazione, che è imminente, come subito dice. La voce è venuta per noi, perché ci lasciamo ammaestrare dal Cristo. Così nei Sinottici la voce paterna, che risuona nella Trasfigurazione, vuole che ascoltiamo il suo Figlio diletto.
Gesù rivela ora come avviene il giudizio di questo mondo: quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me. Egli è l’Agnello immolato (cfr. Ap 5,6). L’attrazione è anche il giudizio. Se tutti sono attratti significa pure che sono giudicati. Gesù innalzato si pone come il termine ultimo di giudizio per ogni creatura in cielo e in terra.