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Lectio divina – Battesimo del Signore - Anno A

Inserita il: 10/01/2020

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Mt 3, 13-17
“Appena battezzato Gesù vide lo Spirito santo venire su di lui”

 
 
13In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. 14Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». 15Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. 16Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. 17Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».

 
 
 
 
CONTESTO E TESTO
Nella liturgia di questa domenica siamo invitati a contemplare il mistero del Battesimo di Gesù, in cui il Padre, per mezzo dello Spirito Santo, proclama Gesù suo Figlio amato. E le tre letture ci aiutano a visitare questa relazione tra il Padre, il Figlio e lo Spirito.
 
Il testo della prima lettura tratto dal profeta Isaia 42,1-7, torna più volte nella Liturgia. È chiave per capire l’Evangelo. Oggi lo leggiamo nella prospettiva della festa. Il profeta proclama la presenza del Servo, colui che è eletto, nel quale il pensiero e l’amore di Dio totalmente riposa e si compiace. Troviamo alcune caratteristiche del Servo: ha una presentazione molto dimessa, non s’impone con orgoglio, non si afferma con tumulto, una voce chiara ma non fragorosa. Dà a tutti una speranza; fedelmente apporterà la giustizia. Vediamo il rapporto tra Dio creatore e questo servo: tutto ciò che Dio compie nell’atto della creazione, è compiuto dal Servo: nuovamente i cieli sono creati. E’ il quadro del Sinai: Dio ha plasmato questo Servo perché fosse ALLEANZA per il popolo e luce per i popoli della terra. Egli dà ai prigionieri la piena libertà.
 
Nella seconda lettura tratta da At 10,34-38 possiamo toccare con mano lo schema della predicazione primitiva. Cornelio è un uomo che teme Dio e Pietro annuncia a lui la Parola. Vi è un riconoscimento del fatto che Dio non fa preferenze di persone. Il Servo ha nome Gesù, ha cominciato da Nazareth ed è andato a Gerusalemme: in questo cammino ha dato il bene e ha guarito coloro che erano sotto il potere del diavolo per reintegrarli nella loro umanità.
 
Il Vangelo ci presenta proprio il momento in cui Gesù viene battezzato da Giovanni. Gesù si mette in fila con i peccatori ed è Cristo che compie ogni giustizia: per la sua parte e Giovanni per la sua. Giovanni chiude la sua missione compiendo questo supremo atto di giustizia, battezzare l’innocente. È attraverso questo adempimento rovesciato che i cieli si aprono. 

IL BATTESIMO
Allora, dopo che Giovanni lo ha annunciato, Gesù si presenta venendo dalla Galilea. Questo è il primo segno della sua umiliazione che lascia sconcertati. Si presenta sulle rive del Giordano non per manifestare la sua gloria e operare il giudizio preannunziato dal suo precursore, ma per essere battezzato da lui. Questo è il segno della sua umiliazione. Non battezza ma viene battezzato. Infatti ancora non c’è lo Spirito perché Gesù non è stato ancora glorificato (cfr. Gv 7,39). 
 
Il battesimo è la prima manifestazione pubblica di Gesù. Egli si rivela nello stato in cui si è annientato. È infatti nato da donna, nato sotto la Legge (Gal 4,4). Come in Lui si sono compiuti tutti i segni della Legge così si compie anche il segno di Giovanni. Se Egli lo avesse rifiutato, il battesimo di Giovanni non apparterrebbe ai segni preparatori della venuta del Cristo. 
 
Lo Spirito di profezia, che è su Giovanni, lo porta a riconoscere il Signore Gesù. Poiché l’Evangelo passa sotto silenzio ogni incontro precedente, è chiaro che in questo momento Giovanni riceve un’esplicita rivelazione: Gesù è il Veniente dopo di lui. Di fronte a questa apparizione, nell’umiltà del suo annientamento, Giovanni dice: «Io ho bisogno di essere battezzato da te». Questo è vero perché anche Giovanni deve essere immerso nello Spirito Santo e nel fuoco. Ma non è ancora il momento.
 
La risposta di Gesù non vuole deludere l’attesa di Giovanni. «Lascia per ora». Indica un tempo intermedio, è il tempo in cui la Legge confluisce nel Cristo per essere adempiuta. Infatti il Signore dice: «è conveniente per noi adempiere ogni giustizia». Con il termine «giustizia» si intende l’adempimento della Legge non solo come insieme di precetti ma come espressione dei misteri mediante le figure in esse contenute. Infatti la Legge è ombra dei beni futuri (Eb 10,1) Allora lo permise. È l’obbedienza di Giovanni. In lui la Legge, pedagogo a Cristo, è giunta al suo termine. Termine della Legge infatti è Cristo (Rm 10,4). Cessata l’ombra, appare l’immagine delle cose (Eb 10,1).
 
Tutto s’incentra in Gesù. Egli subito sale dall’acqua. Al suo movimento subitaneo, segno della sua signoria, corrisponde l’apertura dei cieli. Quando i cieli erano chiusi era presente «l’ombra della Legge», ora che essi si aprono si contempla «l’immagine delle cose» (cfr. Ebrei 10,1). Per ora solo il Cristo vede. Questo evidenzia la sua mediazione delle realtà divine. È infatti l’Uomo Gesù il solo mediatore (cfr. 1 Tm 2,5). 
 
Egli vide lo Spirito di Dio scendere come colomba. Ai sensi esterni del Cristo lo Spirito appare come colomba. Tutta l’umanità del Cristo è pervasa dallo Spirito. Egli che, in quanto Dio, sempre vede lo Spirito, in quanto uomo accettò di vederlo come colomba, resosi in tutto simile a noi fuorché nel peccato (cfr. Eb 4,15). 
 
Infatti tutta l’economia della salvezza passa attraverso il segno visibile. Questo è avvenuto perché nessuno cerchi la salvezza fuori dal segno sacramentale. Lo Spirito, che nel segno visibile si posava su di Lui, invisibilmente prendeva possesso della sua natura umana. L’Invisibile, che è sempre con l’Invisibile, si rendeva visibile nel visibile per dare inizio nel tempo alla missione pubblica del Verbo fatto Carne, di Gesù.
 
Cessa la testimonianza di Giovanni, voce che grida nel deserto, e si ode la voce dai cieli. Cessa la voce della profezia e si ode quella divina: è cessata la figura è venuta l’immagine. Infatti il Cristo è l’immagine del Dio invisibile (cfr. Col 1,15). 
 
Nelle parole del Padre vi è la sintesi di tutte le Scritture: la solenne proclamazione del Sal 2: «Figlio mio tu sei» rivolta al Messia; il titolo di diletto che è proprio di Isacco prima del sacrificio (Gn 22,2), durante il sacrificio (ivi, 12) e dopo di esso (ivi, 16). Così il Cristo è il diletto al Battesimo, alla Trasfigurazione (17,5) e mentre viene ucciso dai vignaioli (cfr. Mc 12,7). 
 
In Lui il Padre si compiacque perché è il messia del Signore, come proclama Davide, in 2 Sm 22,20: “Egli mi trasse al largo; mi liberò, perché oggetto della sua benevolenza”. Il verbo al passato indica che nel Battesimo è già compendiato e rivelato il mistero totale del Cristo: il suo annientamento nell’Incarnazione, la sua obbedienza fino alla morte e alla morte di Croce e infine la sua risurrezione e glorificazione.

IN ASCOLTO DEI PADRI NELLA FEDE
“Consideriamo il mistero della Trinità che si rivela nel Battesimo di Gesù. Noi affermiamo l’esistenza di un unico Dio, però confessiamo il Padre; confessiamo il Figlio. Infatti, poiché sta scritto: Amerai il Signore, tuo Dio, e lui solo servirai (Dt 6, 5. 13), il Figlio negò di essere solo, quando disse: Ma io non sono solo perché il Padre è con me (Gv 16, 32). Neppure adesso è solo, poiché il Padre attesta di essere presente. È presente lo Spirito Santo: infatti la Trinità non può mai essere in se stessa disgiunta. Ecco che si aprì il cielo, e discese lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba. ... Consideriamo il mistero. Perché come una colomba? Perché la grazia del battesimo richiede la semplicità, affinché siamo semplici come colombe. La grazia del battesimo richiede la pace, quella pace che, nell’antico simbolo, la colomba portò un giorno a quell’arca, che, sola, non fu travolta dal diluvio. Colui che ora si è degnato di discendere in forma di colomba, ha insegnato di chi fosse simbolo quella colomba, mi ha insegnato che quel ramoscello e quell’arca erano il simbolo della pace e della Chiesa, poiché, pur fra le rovine del mondo, lo Spirito Santo reca alla sua Chiesa una pace feconda.” (S. Ambrogio, Esposizione del vangelo secondo Luca II, 83. 90-92)
 
“Cristo nel battesimo si fa luce, entriamo anche noi nel suo splendore; Cristo riceve il battesimo, inabissiamoci con lui per poter con lui salire alla gloria. Giovanni dà il battesimo, Gesù si accosta a lui, forse per santificare colui dal quale viene battezzato nell’acqua, ma anche di certo per seppellire totalmente nelle acque il vecchio uomo. Santifica il Giordano prima di santificare noi e lo santifica per noi. E poiché era spirito e carne, santifica nello Spirito e nell’acqua. (…) Gesù sale dalle acque e porta con sé in alto tutto intero il cosmo. Vede scindersi e aprirsi i cieli, quei cieli che Adamo aveva chiuso per sé e per tutta la sua discendenza, quei cieli preclusi e sbarrati, come il paradiso lo era per la spada fiammeggiante. E lo Spirito testimonia la divinità del Cristo: si presenta simbolicamente sopra Colui che gli è del tutto uguale. Una voce proviene dalle profondità dei cieli, da quelle stesse profondità dalle quali proveniva Chi in quel momento riceveva la testimonianza. Lo Spirito appare visibilmente come colomba e, in questo modo, onora anche il corpo divinizzato e quindi Dio. Non va dimenticato che molto tempo prima era stata pure una colomba quella che aveva annunziato la fine del diluvio.
 
Onoriamo dunque in questo giorno il battesimo di Cristo e celebriamo come è giusto questa festa. Purificatevi totalmente e progredite in questa purezza. Dio di nessuna cosa tanto si rallegra, come della conversione e della salvezza dell’uomo. Per l’uomo, infatti, sono state pronunziate tutte le parole divine e per lui sono stati compiuti i misteri della rivelazione”. 
(Dai «Discorsi» di san Gregorio Nazianzeno, vescovo 
(Disc. 39 per il Battesimo del Signore, 14-16. 20))

 




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