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Lectio divina della XXXI Domenica del Tempo ordinario - Anno C

Inserita il: 01/11/2019

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Lc 19,1-10 
«Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua»

In quel tempo, 1Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, 2quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, 3cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. 4Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. 5Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». 6Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. 7Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». 8Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». 9Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. 10Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».
 

CONTESTO E TESTO
Le letture di questa domenica ci invitano ancora una volta a fermarci in contemplazione dell’amore gratuito e pieno di compassione del nostro Dio, il Padre. Nella prima lettura il libro della Sapienza ci ricorda che Dio non si stanca mai di sperare in noi suoi figli, e cerca insistentemente di ricondurci sul cammino della Vita: ci ammonisce e ci concede sempre tempo, affinché possiamo giungere alla conversione. Il Salmo 144 è un canto di lode alla misericordia di Dio, al suo amore provvidente: per questo siamo invitati a benedire il Suo Nome in ogni tempo.
 
L’apostolo Paolo, nella seconda lettura ci ricorda che la fede è un dono di Dio, un dono che precede la nostra stessa volontà, e ci chiede di rimanere aperti alla sua grazia, così vedremo pienamente realizzato il disegno di Dio nella nostra esistenza. 
 
L’evangelista Luca, con il racconto di Zaccheo riassume il significato della missione di Gesù, venuto nel mondo non per giudicare e condannare, ma per cercare e salvare ciò che era perduto, portando così a compimento il disegno della salvezza del Padre.

ZACCHEO, UN CAPO DI PUBBLICI PECCATORI
Gerico è la città su cui pesava la maledizione di Giosuè (Gs 6,26: Maledetto davanti al Signore, l’uomo che si alzerà e ricostruirà questa città di Gerico! ecc. cfr. 1Re 16,34). Essa è diventata in seguito la porta della città santa, distante una giornata di cammino, e la porta dell’oriente, «stazione di dogana presso l’Araba, città esportatrice di balsamo» (Stoeger). Il banco della gabella a Gerico era quindi molto importante. Gesù attraversa in modo solenne la città, è il corteo messianico ancora più rafforzatosi dopo la guarigione del cieco.

Quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo (=puro oppure abbreviazione di Zaccaria, Dio ricorda), capo dei pubblicani, «probabilmente vi erano delle società appaltatrici, con alla testa un appaltatore principale» e ricco, non a caso è sottolineato; si adempie infatti la sua parola: «È più facile per un cammello passare per la cruna di un ago ecc. ... Ciò che è impossibile agli uomini è possibile a Dio» (25-27).

Cercava di vedere chi era Gesù. Cerca perché il Cristo lo cerca (10). Inizia l’itinerario della fede e della conversione: già Zaccheo è colpito nel cuore dal Cristo e «brama di vedere la faccia di colui che già aveva interiormente contemplato» (Crisostomo). Ma non gli riusciva a causa della folla, come col cieco, ancora una volta la folla ostacola, nessuno si dà pensiero di far posto al ricco doganiere, forse anche per l’idea che il Messia non si interessa dei pubblicani che erano fuori del suo popolo (cfr. v. 7) a causa della loro professione e del modo di esercitarla. 

Allora corse avanti e in questo si umilia ed entra nella stoltezza, che confonde la sapienza di questo mondo, e, per riuscire vederlo, nulla gli impedisce di attuare quanto ha nel cuore: più l’ostacolo è grande, più è sollecitato a superarlo nel suo amore per Cristo, salì su un sicomoro, la natura gli viene incontro per servirlo là dove gli uomini lo rifiutano anche con il rischio di esporsi alle loro beffe. 

OGGI DEVO FERMARMI A CASA TUA
Quando giunse sul luogo come è scritto: La sapienza gli andrà incontro come una madre, l’accoglierà come una vergine sposa (Sir 15,2), Gesù alzò lo sguardo, Colui che si china a guardare nei cieli e sulla terra (Sal 112,6), essendosi umiliato, alza ora lo sguardo, per vedere colui che è salito in alto per contemplarlo: le parti s’invertono per il mirabile scambio. Zaccheo, scendi subito (lett. in fretta), indica la sollecitudine che ha Gesù e che trasmette per compiere la volontà del Padre. Aggiunge infatti: perché oggi devo (lett.: è necessario) fermarmi a casa tua. Oggi, dice il tempo di Dio che è salvezza (9). È necessario, perché è scritto; infatti il Signore come conclusione cita il profeta Ezechiele (34,16: È venuto a cercare.... ciò che era perduto).

Scese in fretta, obbedisce, come gli era corso avanti così egli ora continua questa corsa e imita Abramo quando accolse le tre divine Persone: allora Abramo andò in fretta nella tenda, da Sara … all’armento corse lui stesso (Gn 18,6.7). Corre chi è nella gioia, perché il Signore è andato al di là delle sue aspettative.

Vedendo ciò, tutti, nessuno escluso, ancora una volta Gesù è andato al di là non solo delle separazioni create dai farisei nella loro rigida interpretazione del puro e dell’impuro, ma anche di quelle barriere che il popolo crea per cui tutti mormorano. Si aspettavano infatti che il Messia andasse nelle case dei giusti. È entrato in casa di un peccatore! Pensano infatti che non ci possa essere comunione tra la misericordia e la miseria, ma l’abisso chiama l’abisso (Sal 41,8).

Ma Zaccheo, alzatosi, come Abramo davanti al Signore suo ospite (cfr. Gn 18,8: Egli stava in piedi presso di loro sotto l’albero) disse al Signore: Ecco, Signore: si riconosce suo servo, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri. «I dottori della legge esigevano anche che una determinata somma di denaro venisse erogata ai poveri per dimostrare che la penitenza era stata sincera. Essi proponevano un quinto del patrimonio come prima prestazione (cfr. Nm 5,7: il reo rifonderà per intero il danno commesso, aggiungendovi un quinto) e, come secondo atto, il versamento d’un’eguale somma calcolata sulle entrate annuali» (Stoeger); e se ho rubato a qualcuno restituisco quattro volte tanto. «Egli non intende soltanto restituire il 120% del valore da lui ingiustamente estorto (cfr. Lv 5,20-26: farà la restituzione per intero aggiungendovi un quinto), ma inoltre sborsare in più un risarcimento quattro o cinque volte maggiore (cfr. Es 21,37: questo era solo richiesto nel caso di furto di pecora)» (idem). In tal modo, nel suo pentimento, Zaccheo ha oltrepassato la misura stabilita dalla Legge e passando così per la cruna dell’ago, è entrato nel Regno dei cieli.
 
OGGI È VENUTA LA SALVEZZA
Gesù gli rispose: Oggi per questa casa è venuta la salvezza. Gesù infatti significa: Dio è salvezza. Egli è entrato nella casa di Zaccheo non solo come ospite ma come Signore che salva: la rivelazione di se stesso giunge al massimo e Zaccheo lo vede e con lui vede tutta la sua casa; perché anch’egli è figlio di Abramo, avendo compiute le opere di Abramo, Gesù lo reinserisce, assieme a tutta la sua famiglia, nella comunità degli eletti.
 
Egli può inserire Zaccheo nella comunione piena con Abramo perché è il Figlio dell’uomo che adempie le Scritture che in Ezechiele parlano di Lui come del pastore che raduna di nuovo il suo gregge disperso nei giorni di nube e di caligine (cfr. Ez 34,11-16).

Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto. Nella profezia c’è solo cercare ciò che era perduto; viene aggiunto «salvare», precisando così che cosa significa cercare. È il tipico esempio del Nuovo Testamento (N.T.) per farci vedere in che modo sono interpretate e adempiute le Scritture dell’Antico testamento (A.T.)
 
DAL COMMENTO DEI PADRI DELLA CHIESA
«Perché le Scritture non precisano mai la statura di nessuno, mentre di Zaccheo si dice che era piccolo di statura? (Lc 19,3) Vedi se per caso egli non era piccolo nella sua malizia, o piccolo nella sua fede: egli non aveva ancora promesso niente, quando era salito sul sicomoro; non aveva ancora visto Cristo, e perciò era piccolo. Giovanni invece era grande perché vide Cristo, vide lo Spirito, come colomba, fermarsi su Cristo, tanto che disse: Ho visto lo Spirito discendere come colomba e fermarsi su lui (Gv 1,32). Così vide Zaccheo, che stava in alto, ormai per l’elevatezza della sua fede egli emergeva tra i frutti delle nuove opere, come dall’alto di un albero fecondo. Dato che siamo passati dall’interpretazione allegorica a quella morale, ci piace ora distendere la nostra anima, oggi che è domenica, tra le anime dei credenti così numerosi, e prender parte alla loro festa.

Zaccheo sul sicomoro è il nuovo frutto della nuova stagione: l’albero del fico che ha dato i suoi primi frutti (Ct 2,13). Cristo è infatti venuto in terra non affinché gli alberi generassero frutti, ma uomini. In un’altra parte noi leggiamo: Ti ho visto quando eri sotto al fico (Gv 1;48). Natanaèle era sotto il fico, cioè a dire sulla radice, perché giusto - infatti la radice è santa (Rm 11,16), ma sotto l’albero, perché sotto la legge; Zaccheo invece era sopra l’albero, perché sopra la legge.

Il primo difende il Signore in segreto, l’altro lo annunzia pubblicamente. Il primo cercava ancora Cristo nella legge; l’altro, già più in alto della legge, abbandonava i suoi beni e seguiva il Signore» (s. Ambrogio).

 

 

 




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