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Lectio divina della Quattordicesima Domenica del Tempo ordinario - Anno C

Inserita il: 05/07/2019

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Lc 10, 1-12.17-20
“Andate, vi mando come agnelli in mezzo ai lupi”

1In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! 3Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 5In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. 6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. 8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, 9guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. 10Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: 11“Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. 12Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città». 17I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome». 18Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. 19Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. 20Non rallegratevi però perché i demoni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».

CONTESTO E TESTO
Il tema della liturgia di questa XIV domenica è la missione, per la fede cristiana è essenzialmente missionaria, non nel senso che cerca di fare proseliti ad ogni costo, ma nel rendere testimonianza della bellezza della Vita nuova in Cristo e attrarre a Cristo e alla sua salvezza tutta l’umanità. Il Vangelo di Luca ci ricorda che tale missione è rivolta soprattutto ai deboli e agli emarginati di ogni luogo e di ogni tempo: malati, poveri, peccatori, uomini e donne oppressi dal Male, che anelano una libertà che non possono conquistare da soli.
 
Sono queste e molte altre le sfide che attendono i missionari del Vangelo, spesso al di sopra delle loro capacità. Eppure il Signore li invia con fiducia, esortandoli a non temere e a confidare nell’amore gratuito che è all’origine della loro chiamata, grazia che proviene unicamente dal Padre.
 
Anche se incontreranno rifiuto e opposizione non devono lasciarsi prendere dallo scoraggiamento, certi che Dio mantiene salde nelle sue mani le redini della storia: “La mano del Signore si farà conoscere ai suoi servi” (Is 66,14). Ma anche quando sperimenteranno successi devono mantenersi umili, ponendo la loro gloria solo nella Croce di Cristo. “Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo” (Gal 6,14)

IL SIGNORE DESIGNÒ ALTRI SETTANTADUE DISCEPOLI
Designò, il verbo greco così tradotto significa anche: eleggere, nominare, conferire una carica, proclamare. Settanta (due) discepoli. Alcuni testi antichi hanno settanta altri settantadue. Se accettiamo la cifra di settantadue si può dire che vi è un riferimento esplicito a Es 24,1 e Nm 11,16 dove si parla di settanta anziani che divengono settantadue con Mosè e Aronne. In questo modo Gesù appare come il Signore e non come un nuovo Mosè, infatti egli è fuori dal computo e li invia. Come i Dodici rappresentano le dodici tribù d’Israele, così i settantadue sono anch’essi alla base del nuovo popolo. C’è continuità tra Antico e Nuovo Testamento. 
 
A due a due. Molte sono le ragioni per cui li manda a due a due: per la testimonianza come è detto in Dt 19,15 citato da Gesù in Gv 8,17: “La testimonianza di due uomini è vera”; perché la preghiera di due è efficace (cfr. Mt 18,19ss). Essi vanno ed egli ordina loro di pregare perché il padrone della messe mandi operai alla sua messe: in questo si accordano come sono concordi nell’annuncio; per un aiuto reciproco conforme a Qoelet 4,9ss: “meglio essere in due che uno solo”; perché l’annuncio sia confermato dall’amore fraterno: «non si può avere amore in meno di due» (S. Gregorio Magno). 
Davanti a sé, letteralmente: Davanti al suo volto: vedi 9,51; è quel volto, che Gesù ha indurito, per salire a Gerusalemme. 

Nell’immagine della messe il Signore dice quale sia la situazione di fronte ai missionari del Vangelo. Nell’A.T. la messe è immagine del giudizio finale che Dio tiene sulle nazioni (cfr. Gl 4,1ss.; Is 27,11). Nel N.T. è immagine e similitudine dell’opera escatologica di Dio (Mt 13,30.39; Mc 4,29; Ap 14,15); quest’ora decisiva è considerata imminente (Mc 9, 37ss. e qui). L’urgenza della mietitura ha come contrasto drammatico il fatto che gli operai sono pochi. E quindi vi è necessità che gli operai stessi preghino il padrone della messe, il Padre. Dalla sua volontà dipende l’invio. Solo la preghiera può tutto. 

COME AGNELLI IN MEZZO AI LUPI
Nell’immagine del lupo e dell’agnello è espressa la condizione dei discepoli e quindi del Maestro. Gesù fa loro pregustare quel calice della Passione che Egli stesso, l’Agnello di Dio, sta per bere. Grande è il pastore che la salva e la custodisce e abbatte i lupi di fronte ad essa. Quindi sono agnelli tra lupi ma custoditi dal Cristo loro pastore, come troviamo in Is 53,7: “Era come agnello condotto al macello”, un agnello che li strappa dalle fauci del leone.
 
I missionari che si affidino completamente a Cristo possono confidare nella sua cura di pastore: non portate borsa, né sacca, né sandali. Quello che Gesù chiede è molto radicale: occorre essere disponibili a condurre una esistenza precaria per il Vangelo. Anche in 9,3 troviamo la stessa raccomandazione: né bastone, né bisaccia, né pane, né due tuniche per ciascuno. La testimonianza di tanti Santi, pensiamo a Francesco, Antonio, Ignazio conferma la fecondità di questa scelta. Ma anche di tanti missionari di oggi.
 
Borsa, è quella per il danaro. (Cfr. anche Mt 10,9: non procuratevi oro, né argento, né monete di rame nelle vostre cinture). In entrambi i casi viene imposta la totale rinuncia a quella somma più o meno cospicua di danaro che ogni viaggiatore suole portare con sé per ogni evenienza. La totale spoliazione dei beni necessari è indice della fede nell’Evangelo che sa provvedere agli annunciatori quanto è necessario. Questo stile di vita vuole testimoniare il «discorso della pianura» (Lc 6,20-49): nella loro persona e nel loro tenore di vita si può leggere la scelta preferenziale dei poveri, la pace, l’amore per i nemici. È questa la testimonianza, che danno a Gesù.

AUGURATE A TUTTI LA PACE DEL REGNO DI DIO
Il saluto. Lungo la strada a nessuno è dato il saluto perché non sia impedita la missione (Vedi 2Re 4,29). Esso va fatto solo nella casa. Il saluto è quello usuale: pace a questa casa. Questa pace è vista come energia e potenza che fa pensare allo Spirito Santo perché si posa sul figlio della pace, altrimenti ritorna ai discepoli che ne possono disporre in altra maniera. «Secondo Is 52,7 e Na 2,1 è proprio compito dei messaggeri degli ultimi tempi annunciare a Israele la pace e dunque l’inizio del tempo della salvezza» 
 
Scenderà (letteralmente: Riposerà): Cfr. Nm 11,25ss; Is 11,2; 1Pt 4,14 (riferito allo Spirito). «Il saluto è quindi una potenza con cui il discepolo diffonde la benedizione, e il suo ritiro ha valore di maledizione. La potenza dipende dalla Parola e sicuramente dal gesto che l’accompagna».
 
La casa del figlio della pace diventa la base per l’evangelizzazione di quella città e luogo. Essa diventa pure la casa che li nutre perché l’operaio è degno della sua mercede. Attorno alla casa si enuclea quindi la Chiesa. Questo sarà pure il modo di evangelizzare dopo la Pentecoste. 
 
Dalla casa l’attenzione si sposta alla città. Questi sono i momenti dell’evangelizzazione: mangiare ciò che è presso di loro, curare i malati, dire: È vicino a voi il regno di Dio. 
 
Il Signore sottolinea l’azione del mangiare perché è comunione. «Gesù libera i suoi apostoli dalla preoccupazione di dover osservare se quanto è loro offerto è conforme alle prescrizioni riguardanti i cibi (cfr. 11,39). Tutto ciò che è offerto secondo la volontà di Gesù è puro perché è santificato da Lui (cfr. At 10,9ss; 1Cor 10,27; Col 2,16ss;)» Curare i malati è segno della presenza del Messia (vedi 7, 21-23). Si è avvicinato a voi il Regno di Dio. L’annuncio tocca personalmente con la presenza di chi è stato inviato.
 
Di fronte alle città, che rifiutano, i discepoli compiono gli stessi gesti degli apostoli (9,5) e dicono: Sappiate però che il regno di Dio è vicino. Non dicono: a voi, infatti il Regno per loro non viene come salvezza ma come condanna. Scuotere la polvere 9,5. Sòdoma. Sap 10,7: quella polvere scossa dai discepoli è più grave del fuoco che ha reso Sodoma terra desolata fumante.
 
LA GIOIA DI AVER PORTATO IL VANGELO
I settantadue tornano con gioia: è la gioia per la liberazione dal giogo dell’antico tiranno.

Vedevo Satana. Il Satana è colui che accusa gli eletti davanti a Dio giorno e notte (cfr. Ap 12,10; Gb 1,7-12). Riguardo pure ai discepoli «Satana chiede di disporre di essi per vagliarli come il grano (22-31). Lo scopo di questo vaglio è di svelare le deficienze di ciascun discepolo di modo che Satana lo possa accusare; a questa accusa si contrappone l’intercessione di Gesù». L’espressione cadere dal cielo significa quindi essere destituito da questo potere di accusatore. Nei Padri troviamo varie interpretazioni:

Gregorio Nazianzeno, Basilio, Cirillo: il Satana in quel momento è spogliato di quella gloria che aveva nel mondo prima della venuta di Cristo: prima di Cristo era venerato come dio, ora invece è caduto dal cielo cioè dalla gloria mondana. Girolamo, Ambrogio, Cipriano, Gregorio, Crisostomo, Beda, Bernardo: si riferisce alla prima caduta quando ebbe invidia del Verbo, che è nel seno del Padre, e volle farsi uguale a Dio. Come la folgore, vi è un riferimento a Is 14,12: Come sei caduto dal cielo, Lucifero, figlio dell’aurora?
 
Vi ho dato il potere di camminare (letteralmente: calpestare). Calpestare richiama Gn 3,15: il seme della donna calpesterà il capo del serpente antico. In quanto Figlio dell’uomo, Gesù comunica questo potere a ogni nato di donna che crede in Lui.

Serpenti e scorpioni. Is 14,29: dalla radice del serpe uscirà una vipera; 27,1: il Signore punirà ... il Leviathan, serpente guizzante, il Leviathan, serpente tortuoso. Mt 23,33: serpenti, razza di vipere; Ap 9,19: le loro code sono simili a serpenti; 12,8: il grande drago, il serpente antico; 9,3: fu dato loro il potere pari a quello degli scorpioni della terra.
Nell’immagine dei serpenti e degli scorpioni è espressa tutta la potenza del nemico. Beda coglie in questo la differenza: i serpenti in quanto colpiscono col dente indicano un’invidia aperta, gli scorpioni invece colpendo con la coda indicano l’invidia nascosta.

Dicendo spiriti (traduzione corretta: demoni) indica la loro natura. I vostri nomi sono scritti nei cieli, donde il satana è caduto. Secondo S. Bernardo i discepoli sostituiscono in cielo gli angeli ribelli. Nei cieli, significa il libro della vita (Is 4,3; Fil 4,3; Ap 3,5; 20,11ss.). Rispetto al Regno di Dio, che sta per iniziare, il più grande risultato che si può ottenere sulla terra in forza dell’autorità di Gesù è molto meno di ciò che Gesù dona a coloro che gli appartengono.
 

 




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