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Lectio divina – I Domenica di Quaresima – Anno B

Inserita il: 19/02/2021

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Mc 1,12-15
“Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto”
 
E subito lo Spirito lo sospinse nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano. Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».

CONTESTO E TESTO
Mercoledì scorso, con il rito penitenziale delle ceneri, abbiamo iniziato il cammino quaresimale che, di domenica in domenica, ci condurrà sino alla Pasqua. 
 
Marco ci racconta come lo Spirito Santo sospinge Gesù nel deserto per essere tentato. Gesù vi rimane quaranta giorni. Sappiamo da Osea che il deserto è il momento della prova e della verifica della fedeltà a Dio (2,14). E Gesù si assoggetta a questa prova per condividere la nostra fragilità umana e per sostenere la nostra lotta contro il peccato. Anche per le nostre comunità cristiane il deserto è il momento della desolazione e della crisi ma se il deserto è vissuto come tempo di purificazione contiene in sé la speranza e la forza di una nuova evangelizzazione. 

APPROFONDIMENTO DEL TESTO
Lo Spirito santo sospinge Gesù nel deserto e nel deserto Gesù rimane quaranta giorni, tentato da Satana. Sta con le bestie selvatiche e gli angeli lo servono. Lo Spirito, che è sceso su di Lui nel Battesimo, la prima cosa che fa fare al Cristo è di gettarlo nel deserto: questo significa il verbo sospingere. Gesù aderisce e si lascia trasportare dallo Spirito. L’azione è forte.
 
Egli prende possesso del cosmo così come esso ora si trova ed esercita su di esso la sua signoria assoggettando non solo le creature visibili ma anche quelle invisibili. Il satana è sconfitto, le fiere sono domate (cfr. Is 11) e gli angeli lo servono. Essi lo sfamano, come fu sfamato il popolo di Dio nel deserto con il pane degli angeli (Sal 77,25).
 
Solo dopo aver espresso questa sua signoria, il Cristo viene agli uomini per annunciare loro l’Evangelo, di cui già hanno fatto esperienze le potenze spirituali e le fiere. L’ultimo a dover essere assoggettato è l’uomo. Ma tutto è pronto perché anche lui accolga l’annuncio. Anche il battezzato, pur tentato, partecipa della grazia del Cristo che gli riconcilia tutte le cose e mette gli angeli al suo servizio (cfr. Eb 1,14: Non sono essi tutti spiriti incaricati di un ministero, inviati per servire coloro che devono ereditare la salvezza?).
 
Gesù inizia dopo che Giovanni è stato consegnato. Questa è l’ultima consegna di un profeta che precede quella di Gesù, il Figlio dell’uomo. La profezia di nuovo tace non più nell’attesa ma perché adesso agisce e parla colui che era annunciato, è il tempo della sua presenza. Gesù inizia a predicare nella Galilea. Matteo ne porta la motivazione nell’avverarsi della profezia (cfr. Mt 4,13-16); in Marco non vi sono motivazioni. Qui Gesù predica il vangelo di Dio. Il contenuto dell’evangelo è Dio nel suo manifestarsi nell’ora della redenzione e quindi dell’instaurazione del suo regno. 
 
Gesù è il banditore del lieto annuncio, come è detto in Is 52,7: Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi che annunzia la pace, messaggero di bene che annunzia la salvezza, che dice a Sion: «Regna il tuo Dio». Il contenuto dell’annuncio è il seguente: Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo.
 
Il tempo stabilito da Dio è giunto alla sua pienezza. Infatti si è spenta l’ultima voce profetica ed è iniziata l’era nuova e definitiva. Essa è caratterizzata dall’avvicinarsi del regno di Dio. Il termine avvicinarsi esprime la dinamica insita nel regno di Dio. Esso è evento, che si è fatto presente in Gesù, e quindi il suo manifestarsi è legato al disegno salvifico che si attua tramite Gesù. Non c’è intelligenza e accoglienza del regno di Dio se non in Gesù. Essendo pertanto una manifestazione in atto e non compiuta essa esige la conversione e la fede. 
 
Solo nel suo compimento il Regno sarà visibile a tutti e quindi non implicherà più né conversione né fede perché allora vi sarà il giudizio. Il modo di accogliere la regalità di Dio è quindi la conversione. Questa è in rapporto alla rivelazione. Dal momento che in Gesù la rivelazione del regno è definitiva la risposta dev’essere radicale ed essa si esprime, come insegna la pericope seguente, con la sequela.
 
Convertirsi implica una scelta concreta: credere nell’Evangelo. Esso è oggetto di fede cioè di adesione totale, senza riserve sia nelle sue attuali esigenze come anche nelle sue promesse (cfr. 8,35: Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà. 10,29-30: Gesù gli rispose: «In verità vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna).
 
Il testo sul momento della tentazione precede il racconto del Battesimo e della proclamazione della filiazione divina: appena Gesù è stato investito della sua missione invece di andare tra gli uomini va nel deserto. Questo sconvolge le nostre idee di consacrazione e missione: noi subito pensiamo che è per gli uomini. Gesù riceve la consacrazione e la missione: e invece di andare agli uomini se ne va nel deserto con il Padre, in dialogo e ascolto per andare poi agli uomini. 
 
Nel deserto c’è Satana, le belve, gli angeli: c’è tutto l’universo, il cosmo nelle sue dimensioni profonde, ma non c’è esplicitamente l’uomo. Gesù viene nel deserto già per un’attualizzazione immediata: per prendere possesso del cosmo (cf. Gn per Noè e 1Pt). E’ il nuovo Adamo che signoreggia le belve (Is 11). Noè non è Adamo; nel Cristo è l’attuazione messianica. Subito dopo lo gettò con forza. Questo Spirito è di Gesù e dentro a Lui. In rapporto con altri testi: brama e agogna ... è lo Spirito che chiama Gesù a Gerusalemme e lo solleva sulla Croce. Questo testo non tanto esprime qualcosa che Cristo subisce ma che vive intensamente con grande slancio perché è il disegno del Padre, e in Lui c’è una tensione irresistibile per liberarci dagli spiriti del male e riscattare il mondo dal tiranno.

 




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