Lectio divina – V Domenica del Tempo ordinario – Anno B
Inserita il: 05/02/2021
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Marco 1, 29-39
“Guarì molti che era affetti da varie malattie e scacciò molti demoni”
E, usciti dalla sinagoga, si recarono subito in casa di Simone e di Andrea, in compagnia di Giacomo e di Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli, accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed essa si mise a servirli. Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano afflitti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano. Al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce e, trovatolo, gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.
CONTESTO E TESTO
Il Vangelo di questa domenica ci racconta proprio l’opera di Gesù per guarirci delle nostre malattie fisiche e spirituali e ricondurci alla Vita con il Padre. In questo tratto dell’Evangelo vi è un quadro forte della salvezza, che a noi ricapitola l’intero messaggio evangelico e anticipa profeticamente tutta l’opera del Cristo. Egli, che è uscito dal Padre e viene nel mondo, opera con forza la redenzione dai demoni e accostandosi a noi ci afferra con potenza, ci strappa dalla morte e dal suo potere, ci fa risorgere e ci dà la possibilità di rendere culto e di servire. La Chiesa è lo spazio spirituale e fisico dove Egli opera la guarigione completa degli uomini.
APPROFONDIMENTO DEL TESTO
Qui noi sentiamo tutta la forza della redenzione. Il sabato completa questa creazione. La «terapia» del Cristo avviene nel primo giorno, il suo giorno e ci porta nella gioiosa speranza della nostra piena redenzione.
All’interno della casa, dove la suocera di Simone è a letto con la febbre, vi è la supplica per la sua guarigione. Questa supplica è confidenziale e immediata, perché subito gli parlano di lei. Gesù avanza verso la parte interna della casa e solleva la donna afferrandola per la mano egli si avvicina e la fa alzare prendendola per mano; la febbre la lascia ed ella li serve. Con questo gesto Egli esprime la sua signoria sulle forze della morte e le comunica la vita al punto che ella li serve. Il racconto è dominato dall’espressione la fece alzare che nel linguaggio neotestamentario evoca la risurrezione di Gesù e la risurrezione battesimale.
Il gesto termina nel servizio, parola chiave di tutta la missione di Gesù fino al dono della sua vita. “Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (Mc 10,45) l’espressione servire è in parallelo con dare la vita. Chi è guarito da Gesù percepisce la propria vita come un dono, un essere per il Signore e per i fratelli. Infatti la «terapia» del Signore non solo si comunica al corpo ma opera in tutta la persona perché non esprime solo la sua signoria sulla natura ma sulle potenze spirituali che, entrate nel mondo a causa del peccato, ci assoggettano al potere della morte. La sua signoria è completa.
Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, portano a Gesù tutti i malati e gli indemoniati. Stando all’economia della Legge di Mosè, il Signore durante il sabato può guarire due sole persone. Ma al tramonto del sole, terminato il sabato, all’inizio del nuovo giorno, il primo dopo il sabato, il Signore opera con potenza anticipando la forza della sua risurrezione. Infatti gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Colui che è la vita prende su di sé la morte per vincerla. Tutta la città è riunita davanti alla porta. Non più davanti alla sinagoga ma è davanti alla casa di Simone che si raduna tutta la città a indicare nel mistero la salvezza d’Israele, come è scritto: «Allora tutto Israele sarà salvato come sta scritto: Da Sion uscirà il liberatore, egli toglierà le empietà da Giacobbe. Sarà questa la mia alleanza con loro quando distruggerò i loro peccati» (Rm 11,26-27). Israele non è più salvato all’interno delle sue strutture: la sinagoga e la legge, ma nella Chiesa di cui per Gesù, fa parte integrante.
Marco continua il suo racconto sottolineando che Gesù guarisce molti che erano affetti da varie malattie e scaccia molti demòni; ma non permette ai demòni di parlare, perché lo conoscevano. Non solo le malattie ma anche molti demoni vengono scacciati. Di fronte a Lui essi sono costretti a rivelarsi e a lasciare l’uomo su cui dominano anche attraverso le malattie. Essi se ne vanno vinti e zittiti dal Cristo. Non possono parlare e rivelare chi Egli sia.
Giungiamo infatti alla conoscenza di Gesù non attraverso il tremore dei demoni ma solo tramite la sequela e il rivelarsi del mistero di Cristo secondo il disegno del Padre. Gesù al mattino presto si alza quando ancora è buio e, uscito, si ritira in un luogo deserto, e là prega. Gesù prega prevenendo la luce, il luogo dove Egli prega è deserto. Egli non prega in casa ma in un luogo appartato, Unico di fronte all’Unico. Lo stesso insegnamento lo comunica ai discepoli nel discorso della montagna: “Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”. (Mt 6,6)
Quando viene giorno Pietro e gli altri si accorgono che Gesù non è in casa e si mettono sulle sue tracce. Chi si mette alla ricerca di Gesù può partire da motivazioni che non sono quelle del Signore, ma Egli corregge e indica in che modo bisogna mettersi alla sua sequela (cfr. 3,32-35). Essi lo trovano nella solitudine e nel silenzio. Gesù è già uscito da Cafarnao e benché tutti lo cerchino Egli non vi ritorna. Nulla può trattenerlo dal compiere la sua missione. La preghiera interpone uno spazio spirituale tra il prima e il dopo. In questo spazio della preghiera, nel colloquio con il Padre, si spengono tutte le motivazioni umane ed emergono quelle della volontà di Dio. Per noi, discepoli di Gesù, la volontà di Dio non si rivela attraverso il nostro pensare ma nel colloquio della preghiera, con Gesù in colloquio con il Padre.
Ma Gesù vedendo i discepoli che lo cercano li coinvolge nella sua missione: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». Sono venuto (alla lettera: sono uscito). Gesù è infatti uscito dal Padre. In questa missione itinerante coinvolge anche i suoi discepoli. Questi obbediscono a Gesù come Egli obbedisce al Padre. È Lui solo a predicare. Anche nella Chiesa quando è annunciato l’Evangelo è Lui solo ad annunciarlo.
Infatti il testo si conclude sottolineando che Gesù andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni. La sinagoga è il luogo dell’annuncio creando così continuità e compimento.