Lectio divina della XVI Domenica del Tempo ordinario - Anno A
Inserita il: 16/07/2020
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Mt 13,24-43
“Il Regno dei cieli è simile a un granello di senape”
In quel tempo, Gesù 24espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. 27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. 28Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. 29“No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponètelo nel mio granaio”». 31Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. 32Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami». 33Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata». 34Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, 35perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: «Aprirò la mia bocca con parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo». 36Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». 37Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. 38Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno 39e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. 40Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. 41Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità 42e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. 43Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».
CONTESTO E TESTO
Il tema delle letture di questa XVI domenica del tempo ordinario ci invita a contemplare il volto di Dio, Padre paziente e indulgente verso noi suoi figli e ci chiede di rispondere all’amore così gratuito con il dinamismo del seme, che nella sua piccolezza cresce con fedeltà e perseveranza e si sviluppa sino a portare frutto.
Il Vangelo ci presenta le parabole del Regno, che mostrano la vita nuova con il dinamismo del seme, che è invisibile ma efficace. Ma è importante seminare il seme del buon grano e non lasciarlo soffocare dalla zizzania del peccato.
APPROFONDIMENTO DEL TESTO
La parabola, come la precedente, ha come soggetto un uomo che semina il buon seme. Il rapporto tra il buon seme e il campo è connaturale; questi è stato fatto per accogliere il buon seme; la Parola di Dio infatti è all’origine della creazione. Questa è una parabola del tempo intermedio; nel campo vi è l’opera di Cristo e nello stesso tempo l’opera del suo nemico. Riguardo al nemico, cfr. 11,12: ci sono i violenti, che ostacolano la crescita del Regno dei cieli.
Ecco appare il nemico del buon seminatore. Egli “viene” (verbo tipico del Cristo), compie gli stessi gesti del Cristo: viene e semina; è quindi l’anticristo. Il nemico viene quando gli uomini dormono per seminare la zizzania. La sua azione è nascosta. Zizzania è un nome collettivo che designa tutte le piante nocive, vedi Is 34,13; Os 9,6: il nemico vuole distruggere l’opera dell’agricoltore. La zizzania appare quando c’è il frutto, non prima. Nel massimo della potenza del Regno, allora appare anche il mistero d’iniquità.
La domanda dei servi parte da una constatazione: Signore, non hai seminato del buon seme? La tua opera è buona. Essi dichiarano la bontà delle opere del Cristo. Queste tuttavia convivono con la presenza delle opere cattive di cui i servi chiedono stupiti le origini: «Da dove vengono?». La compresenza di grano e zizzania è motivo di turbamento per coloro che vogliono già la realizzazione piena del Regno e la sua manifestazione gloriosa, senza passare la pasqua di morte e di risurrezione.
Il padrone dà la spiegazione ai servi: è l’opera di un uomo nemico. Uomo nemico, indica che appartiene alla stirpe umana come il Cristo; è pertanto l’anticristo che riceve un potere così grande da seminare in tutto il campo la zizzania. E i servi, avuta la spiegazione, vogliono immediatamente distruggere l’opera del nemico.
Il padrone non vuole che avvenga subito. Separare ora il grano dalla zizzania è nocivo per il grano più che la compresenza con la zizzania. Il Regno non può essere minimamente intaccato dal male; allo stesso modo i figli del Regno, aderendo intimamente a Cristo, non possono essere danneggiati dai figli del maligno. Ora bisogna attendere con pazienza il tempo della mietitura; perché ora è pericoloso dividere gli uni dagli altri.
Benché la zizzania sia così invadente tuttavia non può togliere energia al grano; perciò essa deve essere separata solo al momento della mietitura. Là sarà operato il giudizio sulla zizzania e quindi sul grano. Non è possibile anticipare ora quel momento.
Il Regno dei cieli è paragonato alla forza di crescita racchiusa nel granello di senape; come in Mt 17,20 la fede è paragonata alla forza della senape. L’uomo, che semina, è il Cristo, Egli semina nel suo campo, cioè nel mondo. È chiamato suo perché tutto è stato fatto per mezzo di Lui e senza di Lui nulla è stato fatto di ciò che esiste (Gv 1,3). In questa creazione Egli colloca il Regno come la più piccola delle realtà di cui non si ha quasi percezione.
“È il più piccolo”, indica l’umile inizio del Regno, l’annientamento del Cristo nella sua Incarnazione. Una volta cresciuto, come dice il profeta quando contempla l’umiliazione del Cristo, è cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida (Is 53,2). E diventa un albero. Dice s. Gregorio Magno: «egli è il granello di senape piantato nella sepoltura del giardino e che è risorto come albero grande. È un granello nella sua morte, un albero nella risurrezione; granello a causa dell’umiltà della carne, albero per la potenza della gloria; granello perché lo abbiamo visto e non aveva alcuna apparenza (Is 53,2), albero perché è il più bello tra i figli dell’uomo (Sal 45,3)». Divenuto albero, Egli attira a sé tutti come dice di se stesso: «Quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me» (Gv 12,32). Nell’albero è pertanto adombrato il mistero della croce. Questo è l’albero che abbraccia tutte le nazioni, infatti il verbo «abitare» nella lingua greca diviene termine escatologico per indicare l’incorporazione dei pagani nel popolo di Dio.
Il Regno dei cieli è paragonato al lievito perché viene nascosto nella massa e, come questa viene lievitata, così l’umanità viene fermentata dalla presenza del Regno. Infatti esso ha potenza di fermentare tutti e di porre ogni coscienza di fronte alla scelta fondamentale, che si esprime nell’accettazione o nel rifiuto. Nessuno, in un senso o in un altro, rimane estraneo all’azione del Regno, che ora opera nascostamente. Dice infatti l’Apostolo: In quel giorno Dio giudicherà i segreti degli uomini, secondo il mio evangelo, per mezzo di Gesù Cristo (Rm 3,16). Il lievito viene nascosto in tre misure di farina «quasi mezzo quintale di farina: il pane per circa cento persone. Da notare che è la stessa misura preparata da Sara per i tre personaggi divini (cf Gn 18,6). Sara impasta senza lievito perché è simbolo della Legge, qui la donna nasconde il lievito perché è simbolo dell’Evangelo.
Gesù parla in parabole per adempiere le parole della divina Scrittura. Questa è tutta chiamata «profezia» anche se la citazione è tolta dai salmi (78,2). Infatti tutto proclama il suo mistero. Le parabole, nel loro linguaggio enigmatico, rivelano quanto era dall’inizio. Esse non dicono soltanto quello che ora accade, ma anche e soprattutto quello che è all’origine della creazione stessa. È questa la sapienza nascosta, nel mistero che ora è stata rivelata (cfr. 1Cor 2,6-10 ). La rivelazione concerne i misteri del Regno dei cieli (v. 11) che stanno all’inizio della creazione del mondo e che sono rivelati mediante l’evangelo (cfr. Rm 16,25).
Gesù era uscito di casa (cfr. v. 1) e ora vi ritorna per significare l’intimità con il Padre e il mistero sponsale con la Chiesa. Egli fa conoscere ai discepoli tutto quello che ha udito dal Padre suo (cfr. Gv 15,15).
Questa spiegazione è la chiave di lettura e questi sono i personaggi della storia che si snoda nel mondo. Vi sono due personaggi fondamentali, che operano in questo campo, che è il mondo: il Figlio dell’uomo e il diavolo. La loro azione si contrappone e da loro scaturiscono le due fondamentali categorie dell’umanità i figli del Regno e i figli del maligno. I figli del Regno hanno accolto il seme, che è la Parola di Dio seminata in loro dal Figlio dell’uomo. Finché la Parola dimora in loro non possono peccare e sono chiamati essi stessi seme perché in loro traspare l’effetto della Parola. La fine del mondo è il momento in cui tutto cessa e avviene il giudizio e vi sono degli angeli che condividono il potere di giudicare con il Cristo. E Gesù li rende ministri del suo giudizio.
Il gesto che viene compiuto con la zizzania destinata a bruciare è segno di questo evento finale. Le parabole, mettendoci davanti gesti ordinari della vita, c’invitano a riflettere. Il mondo presente ha in sé l’impronta di quello futuro, il visibile dell’invisibile.
Il campo è divenuto il suo Regno e ora tutto viene rivelato e separato per sempre dal giudizio di Cristo. La condanna è espressa nell’immagine della fornace di fuoco. Questa nell’A.T. è un rogo terreno di tormenti (cfr Dan 3,6ss.); nel tardo giudaismo diventa il termine corrente per indicare il luogo di dannazione.
Allora, nel giorno del giudizio, si adempirà la parola della Scrittura: i giusti splenderanno come il sole; è infatti in Daniele 12,3 si legge: I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre. Il loro splendore sarà quello del Cristo, sole di giustizia (cfr. Mal 3,20: Per voi invece, cultori del mio nome, sorgerà il sole di giustizia con raggi benefici), nel Regno del Padre loro, cioè saranno partecipi del suo potere regale in quanto suoi figli nel Figlio. È detto infatti nell’Apocalisse: «Il vincitore lo farò sedere presso di me, sul mio trono, come io ho vinto e mi sono assiso presso il Padre mio sul suo trono. Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese» (3,21-22).
Come accade nell’Apocalisse, ora immediatamente il Signore dice: Chi ha orecchi ascolti! Chi ha orecchi aperti dallo Spirito ascolti per capire quello che il Cristo sta dicendo. Egli sta leggendo la storia. Bisogna averne chiare le categorie espresse nelle sette immagini della parabola. Infine è importante sapere che il male sarà annientato e che i giusti, rimasti fedeli a Cristo, saranno definitivamente separati dai malvagi in virtù del giudizio divino.
DAI PADRI DELLA CHIESA
Quando Ireneo, Padre della Chiesa, si applica alla comprensione di questa pagina, afferma dal canto suo che “Il campo può essere individuato anche nella Chiesa. È in essa, infatti, che il Signore ha nascosto la sua Parola salvifica; l’ha seminata nel suo grembo affidandole il suo tesoro prezioso. Se dunque il campo è la Chiesa, quando un essere umano, lungo l’itinerario della sua vita personale, si rende conto che la Chiesa porta dentro di sé un simile tesoro di vita, di riconciliazione, di perdono, di collegamento intimo con Dio, certamente vende tutto quello che ha e compra il campo entrando a far parte della comunità della Chiesa”.
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albina
17/07/2020 | 22:04
me fez bem refletir sobre o comentario do Evangelho. Obrigada