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Lectio divina della VI Domenica di Pasqua - Anno A

Inserita il: 14/05/2020

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Gv 14,15-21
“Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito”

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 15«Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, 17lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. 18Non vi lascerò orfani: verrò da voi. 19Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 20In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. 21Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».


CONTESTO E TESTO
La liturgia della Parola di questa domenica ci fa contemplare il dono dello Spirito, che già all’inizio della predicazione del Vangelo veniva invocato sui nuovi battezzati, così come ci racconta la prima lettura tratta dagli Atti degli Apostoli (8,5-17): dopo aver accolto il vangelo annunciato dal diacono Filippo, i credenti ricevono il dono dello Spirito per l’imposizione delle mani da parte di Pietro e Giovanni.
 
Il Vangelo di Giovanni, (14, 15-21) ci riporta la promessa di Gesù di donarci lo Spirito Consolatore, il Paraclito, Spirito della Verità che rimane in noi e ci rende testimoni nel mondo attraverso il comandamento dell’Amore, vissuto quotidianamente nella relazione con la Trinità Santa: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.

APPROFONDIMENTO DEL TESTO
Il rapporto osservanza dei comandamenti e amore per Gesù apre e chiude questo brano evangelico che fa riferimento indiretto a Sap 6,18: l’amore è osservanza delle sue leggi. E a 1Gv 5,3: in questo consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti. Segno dell’amore per Gesù è l’osservanza dei comandamenti. Tutto è all’interno dell’amore perché tutti i suoi comandamenti sono amore e ne esprimono l’inesauribile ricchezza. Non c’è infatti obbedienza che non abbia come inizio e termine l’amore per Gesù e in Lui per il Padre. Lo Spirito Santo è l’Amore del Padre e del Figlio e S. Agostino dice che lo Spirito è l’Amore dell’Amore.
 
E io pregherò il Padre. L’uso del verbo al futuro potrebbe designare non solo la Pentecoste, ma la continua preghiera di Gesù per l’incessante effusione dello Spirito, che ci fa crescere nell’amore per Gesù e quindi nell’osservanza dei suoi comandamenti. 
 
Ed egli che vi darà Colui che è il Dono (cfr. 4,10: Se tu conoscessi il dono di Dio; At 2,38; 8,20; 10,45; 11,17) un altro Paràclito: Lo Spirito Paraclito continua l’opera di Cristo, infatti aggiunge: perché rimanga con voi per sempre (cfr. l’Emmanuele, Dio con noi e Mt 28: Ecco Io sono con voi…). La presenza dello Spirito rende presente Cristo senza confusione o temporaneità perchè: in eterno è con voi.
 
Il Principio dei comandamenti del Cristo è lo Spirito di verità, proprio perché la disobbedienza ai comandamenti scaturisce dallo spirito della menzogna e quindi dall’odio verso Dio, che inizia con la diffidenza nei suoi confronti. 
 
La nostra libertà di scelta è infatti un’arma a doppio taglio. Se il principio di essa è l’amore per il Signore, allora diviene obbedienza ai comandamenti. Lo Spirito Santo non elimina quindi la nostra libertà ma la illumina, non più con l’imperativo della lettera della Legge ma con la forza dell’amore di Dio, che, in virtù dello Spirito, è effuso nei nostri cuori come ci ricorda san Paolo (cfr. Rm 5,5).
 
Lo Spirito della verità, lo Spirito che appartiene al Cristo, la Verità; lo Spirito che è la Verità in quanto confuta e rimprovera chi dice menzogne. Spirito che il mondo non può ricevere perché non ha organi sensibili capaci di percepire lo Spirito: non ha occhi e quindi non lo vede, non ha cuore e quindi non lo conosce. Voi, dice Gesù ai suoi discepoli, invece lo conoscete perché si manifesta nel Cristo e quindi dimora presso di voi e sarà in voi in quel giorno in cui conoscerete che voi siete in Me e Io in voi (20), quando vi dirò: «Ricevete lo Spirito Santo».
 
Non vi lascerò orfani ma, al contrario, nello Spirito vi rendo figli del Padre perché lo Spirito testimonia al nostro spirito che siamo Figli di Dio (cfr. Rm 8,16); vengo a voi, il verbo al presente indica che la venuta è imminente e quindi è quella della Risurrezione; infatti Gesù viene ai suoi nello Spirito. Gesù mediante lo Spirito Santo viene continuamente a noi se lo accogliamo con fede e con cuore aperto.
 
Ancora un poco: questo “poco” è il tempo della Passione, e Gesù dice che il mondo non mi vedrà più, perché l’umanità del Cristo, che è assunta nella gloria del Padre per la potenza dello Spirito, non può più essere vista da chi non crede. Voi invece mi vedrete perché sarete miei testimoni, di me che vivo in voi e il mondo, vedendo la vostra testimonianza di vita, vedrà me. Io non smetto mai di essere Colui che era prima dei secoli, e voi pure vivrete quando lo Spirito sarà in voi e voi sarete in me e io in voi.
 
In quel giorno, quello della mia venuta nella forza dello Spirito, voi saprete, cioè sperimenterete che sono con voi: questa è la conoscenza che lo Spirito comunica ai discepoli, vi dirà che io sono nel Padre. Lo Spirito conduce i discepoli a conoscere il rapporto del Figlio con il Padre (cfr. Mt 25,27). Questa conoscenza non è un puro dato intellettivo ma è interiore esperienza perché, dice il Signore: voi siete in me e io sono in voi. 
 
Conoscere Gesù in noi e noi in Gesù è costante rivelazione, che illumina la nostra conoscenza del mistero stesso di Dio Padre e quindi del nostro mistero in Lui. La nostra coscienza non si restringe più nei limiti della conoscenza terrena, che scaturisce dall’esperienza del peccato e che quindi ricade incessantemente su se stessa, ma si dilata nella pienezza dell’essere in Dio Trinità.
 
Tutto questo processo inizia con l’accogliere e custodire i comandamenti di Gesù, come ha già detto all’inizio del brano. Questo cammino, che parte dai comandamenti e giunge alla gratuità dell’Amore, porta ad amare Gesù e ad essere amati dal Padre suo e immersi nell’Amore ad amare tutti come fratelli. 
 
Il discepolo non percepisce più su di sé l’ira di Dio a causa del suo peccato e neppure percepisce solo l’amore di Dio verso le sue creature, ma quello più personale del Padre verso il Figlio. Non lo contempla solo nella relazione intima del Padre e del Figlio ma lo esperimenta in se stesso nell’amore che Gesù ha per lui. Amando il suo discepolo, Gesù si manifesta a lui.
 
Nel v. 15 del testo che abbiamo meditato, troviamo che non possiamo amare il Signore se non osserviamo i suoi comandi e non possiamo osservarli senza amore. Per osservare i comandamenti ci vuole l’Amore. Possiamo leggere nel libro della Sapienza al cap. 6 e troviamo c’è una progressione analoga a Romani 5 (tribolazione, pazienza)... Nel testo del v. 15 di Giovanni c’è un’ulteriore condensazione di Sapienza 6: il principio della Sapienza è un desiderio verissimo della disciplina, quando ci lasciamo dire le cose; in tal modo dalla disciplina nasce l’amore e dall’amore l’osservanza gioiosa. 
 
La sollecitudine di imparare è già amore. L’osservanza nell’amore è l’incorruttibilità. In una realtà, che si corrompe, Dio non ci sta. Il punto di partenza, il desiderio verissimo è quello d’imparare ad amare. (Volgata traduce desiderio con concupiscentia). Il Figlio sarà con noi in eterno: se non c’è questo desiderio sincero iniziale non può venire lo Spirito della verità. Tanto che dice: perciò il mondo non lo può ricevere ecc.
 
In questa VI domenica di Pasqua ci prepariamo a festeggiare l’Ascensione del Signore, che celebreremo nella domenica seguente e ci disponiamo ad accogliere il Dono dello Spirito che riceveremo a Pentecoste, la domenica successiva all’Ascensione.

IN ASCOLTO DEL PADRI NELLA FEDE
“E’ stato chiamato Spirito di Dio e Spirito di verità, che procede dal Padre: Spirito forte, Spirito retto, Spirito creatore. Spirito Santo è l’appellativo che gli conviene di più e che gli è proprio. (…) Inaccessibile per natura, può essere percepito per sua bontà. Tutto riempie con la propria forza, ma si rende manifesto solo a quelli che ne sono degni. 
 
Ad essi tuttavia egli non si dà in ugual misura, ma si concede in rapporto all’intensità della fede. (…) Di lui gode tutto ciò che di lui partecipa, per quanto è permesso alla natura, ma non per quanto egli può. Per lui i cuori si elevano in alto, i deboli vengono condotti per mano, i forti giungono alla perfezione. Egli risplende su coloro che si sono purificati da ogni bruttura e li rende spirituali per mezzo della comunione che hanno con lui. E come i corpi molto trasparenti e nitidi al contatto di un raggio diventano anch’essi molto luminosi ed emanano da sé nuovo bagliore, così le anime che hanno in sé lo Spirito e che sono illuminate dallo Spirito diventano anch’esse sante e riflettono la grazia sugli altri. 
 
Dallo Spirito l’anticipata conoscenza delle cose future, l’approfondimento dei misteri, la percezione delle cose occulte, le distribuzioni dei doni, la familiarità delle cose del cielo, il tripudio con gli angeli. Da lui la gioia eterna, da lui l’unione costante e la somiglianza con Dio, e, cosa più sublime d’ogni altra, da lui la possibilità di divenire Dio”. 
(Dal trattato «Su lo Spirito Santo» di san Basilio Magno, vescovo (cap. 9, 22-23; PG 32, 107-110)

2. “Come può dunque il Signore, riferendosi allo Spirito Santo, dire: Se mi amate, osservate i miei comandamenti; ed io pregherò il Padre, ed egli vi darà un altro Paraclito, dal momento che senza questo Spirito non possiamo né amare Dio, né osservare i suoi comandamenti? ( …) Chi crede di amare il Figlio e non ama il Padre, significa che non ama il Figlio, ma una invenzione della sua fantasia. Perciò l’Apostolo dichiara: Nessuno può dire: Gesù è il Signore, se non nello Spirito Santo (1 Cor 12, 3). Chi può dire: Gesù è il Signore, nel senso che intende l’Apostolo, se non chi lo ama? Molti infatti riconoscono Gesù a parole, mentre col cuore e con le opere lo rinnegano; come appunto dice l’Apostolo: Confessano sì di conoscere Dio, ma con le opere lo negano (Tt 1, 16). 
 
Se con le opere si può negare Dio, è altrettanto vero che è con i fatti che lo si confessa. E così nessuno può dire: Gesù è il Signore - con l’animo, con le parole, con i fatti, con il cuore, con la bocca, con le opere - se non nello Spirito Santo; e nessuno lo dice in questo senso se non chi lo ama. Ora, se gli Apostoli dicevano: Gesù è il Signore, e non lo dicevano in modo finto come quelli che lo confessano con la bocca e lo negano con il cuore e con le opere, se insomma lo dicevano in modo autentico, sicuramente lo amavano. E come lo amavano, se non nello Spirito Santo? E tuttavia il Signore ordina loro, prima di tutto di amarlo e di osservare i suoi comandamenti, per poter ricevere lo Spirito Santo, senza del quale essi di sicuro non avrebbero potuto né amarlo né osservare i suoi comandamenti”. (…) 
 
4. Dicendo poi: Io pregherò il Padre, ed egli vi darà un altro Paraclito, il Signore ci fa capire che egli stesso è Paraclito. Paraclito corrisponde al latino avvocato; e Giovanni dice di Cristo: Abbiamo, come avvocato presso il Padre, Gesù Cristo giusto (1Gv 2, 16). In questo senso dice che il mondo non può ricevere lo Spirito Santo, così come sta scritto: Il desiderio della carne è inimicizia contro di Dio: esso infatti non si assoggetta alla legge di Dio né lo potrebbe (Rm 8, 7). Come a dire che l’ingiustizia non può essere giusta. Per mondo qui si intende coloro che amano il mondo di un amore che non proviene dal Padre. E perciò l’amore di Dio, riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato, è l’opposto dell’amore di questo mondo, che ci sforziamo di ridurre e di estinguere in noi. Il mondo quindi non lo può ricevere perché non lo vede né conosce. L’amore mondano, infatti, non possiede occhi spirituali, senza dei quali non è possibile vedere lo Spirito Santo, che è invisibile agli occhi della carne. 
(Sant’Agostino, Omelia 74)

 




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