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Lectio divina della III Domenica di Pasqua - Anno A

Inserita il: 23/04/2020

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Lc 24,13-35
«Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone»

13In quello stesso giorno, il primo della settimana, due dei discepoli erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, 14e conversavano di tutto quello che era accaduto. 15Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. 16Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. 17Ed egli disse loro: «Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?». Si fermarono, col volto triste; 18uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: «Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?». 19Domandò: «Che cosa?». Gli risposero: «Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; 20come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l’hanno crocifisso. 21Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. 22Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro 23e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. 24Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». 25Ed egli disse loro: «Stolti e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! 26Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». 27E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. 28Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. 29Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino». Egli entrò per rimanere con loro. 30Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. 31Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. 32Ed essi si dissero l’un l’altro: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?». 33E partirono senz’indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, 34i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone». 35Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

CONTESTO E TESTO
Nella prima lettura, tratta dagli Atti degli Apostoli, troviamo la parola dell’apostolo Pietro che rende la sua testimonianza alla risurrezione di Gesù. Pietro è insieme agli Undici e si appella all’autorità delle sante Scritture facendone un’esegesi in rapporto agli avvenimenti di cui essi sono testimoni. La fede della comunità cristiana si basa quindi su questi due dati: l’annuncio degli apostoli e il loro modo d’interpretare le Scritture in rapporto a Gesù, il Cristo.
 
Nella seconda lettura, è ancora Pietro che nella sua prima lettera, ci ricorda che se chiamiamo Padre colui che giudica senza preferenze di persone, comportiamoci con timore durante il tempo della nostra passeggera dimora. La sua predicazione annunzia il nostro riscatto avvenuto nel Sangue prezioso dell’Agnello immacolato e senza macchia.
 
Nel Vangelo troviamo il racconto di Luca sull’apparizione di Gesù Risorto ai due discepoli di Emmaus. Questo fatto documenta la verità storica della risurrezione di Gesù. Sono perciò nominati il giorno, il luogo e i due testimoni. Due di coloro ai quali le parole delle donne parvero come un vaneggiamento (v. 11). Erano in cammino, si allontanano da Gerusalemme perché è scritto: Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse (Mt 26,31).

APPROFONDIMENTO DEL TESTO
Mentre discorrevano e discutevano insieme senza riuscire a trovare il significato di questi avvenimenti perché non avevano ancora compreso le Scritture (cfr. Gv 20,8). Gesù in persona si accostò e camminava con loro, non li obbliga a tornare subito a Gerusalemme. Come al tempo dell’esilio la Gloria del Signore aveva abbandonato il Tempio (cfr. Ez 10,18-22) ed era andata tra gli esiliati, così ora il Signore cammina con i suoi discepoli e, poiché è Luce, illumina il loro cammino.
 
Incapaci perché trattenuti da una forza che impedisce loro di vedere Gesù, è la forza del potere delle tenebre (cfr. 22,53), di riconoscerlo perché è risorto. Dice infatti l’apostolo: anche se noi abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo più così (2 Cor 5,16).
 
State facendo tra voi, questi discorsi sono come frecce di morte che vi scagliate vicendevolmente riempiendo d’amarezza il vostro cuore. Si fermarono, col volto triste, tutta la tristezza che appesantisce il cuore è salita sul volto, il medico ha messo il dito nella ferita per guarirla col farmaco delle divine Scritture. Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme, solo tu che fai una simile domanda devi essere un forestiero in Gerusalemme. Gesù è diventato forestiero in Gerusalemme perché è stato cacciato fuori di essa ed è stato ucciso e perciò Gerusalemme è diventata simbolicamente Sodoma ed Egitto perché là il Signore fu crocifisso (cfr. Ap 11,8).
 
Gli avvenimenti sono narrati da tutti e due e riguardano Gesù Nazareno che fu profeta potente in parole e opere, davanti a Dio e a tutto il popolo. Così è chiamato Gesù e quindi inesorabilmente ha subito la sorte dei profeti: I sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi lo hanno crocifisso (v. 20). Questo è l’assurdo inspiegabile del comportamento della suprema autorità del popolo. Hanno in tal modo spento questa speranza che Israele potesse essere liberato. Tutto è finito, mentre noi speravamo che fosse lui a liberare Israele, come già aveva profetizzato Zaccaria, padre di Giovanni, sul corno di salvezza, suscitato nella casa di David (cfr. 1,69-71).
 
Sono già passati tre giorni e sembra che dicano che altri ne passeranno e il ricordo di Gesù si fa sempre più lontano come è scritto: Non resta ricordo degli antichi, ma neppure di coloro che saranno si conserverà memoria presso coloro che verranno in seguito (Qo 1,11). 
 
Poi segue la notizia sulla risurrezione (22-24). Notizia trasmessa da donne e quindi di poco valore, addirittura hanno avuto una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Questa notizia ha sconvolto, ma non li ha ancora portati alla certezza della fede. Il sepolcro è vuoto come hanno detto coloro che sono andati a vederlo, ma lui non l’hanno visto.
Stolti, incapaci di raccogliere il rapporto che esiste tra tutti questi avvenimenti e tutto quello di cui hanno parlato i profeti; tardi di cuore, resi lenti nel cuore cioè nell’intimo a causa dei ragionamenti che v’impediscono di credere a tutte le parole profetiche.
 
Non bisognava, prima della Passione dice: «bisogna, è necessario», infatti le Scritture devono ancora compiersi, ora dice: bisognava perché tutto è compiuto; che il Cristo, ecco chi è Gesù di Nazareth, sopportasse queste sofferenze, che voi avete visto in Gesù, per entrare nella sua gloria quella della risurrezione che vi è stata annunziata dalle donne.
 
E cominciando da Mosè e da tutti i profeti, ci ha insegnato che le Scritture vanno spiegate con ordine, prima la Legge e poi i Profeti, spiegò loro, interpretò e aprì in tutte le Scritture, ciò che si riferiva a lui. Ci ha consegnato se stesso, come chiave che apre tutte le Scritture perché Egli è il senso nascosto di esse e tutte acclamano a Lui come a compimento. «L’evangelista ha in mente non alcuni testi particolari, ma la Bibbia nel suo insieme: una lettura specificamente cristiana della Scrittura vista come preparatio evangelica ( = predisposizione ad accogliere l’Evangelo)» (Rossè, op. cit., p. 1027).
 
Quando furono vicini al villaggio, fece come se dovesse andare più lontano perché è il Risorto ed è nella gloria del Padre suo. Ma essi insistettero come Lot insistette con i due angeli (cfr. Gn 19,3). Essi hanno avvertito nel forestiero che cammina con loro una presenza misteriosa e lo costringono ad accogliere la propria ospitalità. «Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino», parole pronunciate in modo semplice per trattenere l’ospite, ma dense di significato perché quello è il giorno che ha fatto il Signore e dura fino al ritorno del Cristo. Ogni generazione celebra la Pasqua con queste parole. Egli entrò per rimanere con loro.
 
Quando fu a tavola con loro, avendo preso il pane come fa il padrone di casa e già in questo rivela il rapporto che ha con loro, disse la benedizione, quella che comunica lo Spirito e santifica, lo spezzò e lo diede loro. Questo è il gesto che il Signore continua  a compiere nella sua Chiesa. Il calare del giorno come tempo della celebrazione eucaristica (cfr. 9,12). L’insistenza (3 volte nei vv. 29-30) nell’essere “con loro” per sottolineare la realtà della comunione con Gesù. Allora si aprirono i loro occhi, questo è il momento preciso in cui gli occhi si aprono perché viene la luce della fede. Egli divenne invisibile alla loro vista, ma non al loro cuore.
 
Ed essi si dissero l’un l’altro, si comunicano la stessa esperienza; la comunione con il Signore li ha uniti ancor più tra di loro: Non ardeva forse il nostro cuore in noi mentre ci parlava lungo il cammino, quando ci apriva le Scritture? L’intimo dell’uomo viene riscaldato da questa intelligenza delle Scritture. Il cuore di colui che comprende le Scritture è simile al roveto ardente che arde senza consumarsi e dal quale viene pronunziato il Nome ineffabile. E alzatiti in quella stessa ora. La stessa fretta caratterizza Maria che va da Elisabetta, la gioia dell’annuncio si comunica; il Cristo raduna i suoi, infatti fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone». 
 
Gli Undici e gli altri con loro sono una sola voce nella fede e nel testimoniare che il Signore è risorto ed è apparso a Simone, rendendolo testimone privilegiato e in tal modo gli manifesta il suo perdono. Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come si era fatto conoscere da loro nella frazione del pane. Le tenebre sono dissipate la gioia pervade i discepoli del Signore. Non ci sono più i discorsi tristi del mattino, ma il gioioso annuncio che rende presente il Signore. Questa presenza continua nell’Eucarestia, dove Parola e frazione del Pane sono l’incontro con il Signore risorto e quindi sono il luogo dove Egli apre le Scritture e si fa conoscere nel Pane spezzato.
 
Ecco il messaggio: se non si passa attraverso il limite assoluto della kenosi, dello svuotamento, si sopravvive, ma non si risuscita. È tutto qui il passaggio: se noi abbiamo assolutizzato la sopravvivenza, e magari potremmo scoprire anche delle tecniche che ci permetteranno di vivere chi sa quante decine di anni in più, sarebbe comunque una sopravvivenza, prima o dopo dovremmo arrivare al limite, oltre il quale c’è soltanto il mistero. Quindi, il mistero della morte diventa il passaggio inevitabile per aprirsi al mistero della vita. La fede è qualcosa che non nega questo limite, ma gli dà una ragione misteriosissima, comprensibile soltanto con la fede.

IN ASCOLTO DEI PADRI DELLA CHIESA
I Padri della Chiesa, ci dicono che non sono le Scritture, che ci preparano a Gesù, ma è l’incontro con Gesù Risorto, sia pure sotto mentite spoglie, com’è successo ai due discepoli, che andavano verso Emmaus, è Gesù che ci introduce nella Scritture. La Sua Luce folgorante apre alla conoscenza della storia, alla conoscenza del mondo, alla conoscenza delle Scritture, alla conoscenza della Chiesa, perfino alla nostra conoscenza personale. 
 
È la Sua Luce, che, diradando le ombre, diradando l’oscurità, ci mette finalmente a tu per tu con Colui, che ha posto la sua impronta nella nostra identità più profonda. Così nasce la possibilità di sentirsi, di essere e di agire come figli di Dio. Infatti, con la risurrezione si apre lo spazio della libertà e, insieme con la libertà c’è la gratuità. Chi ama, ama semplicemente per la gioia di amare, altrimenti non si tratterebbe di amore. 
 
Queste cose vengono dette gradualmente ai due discepoli, non è come una specie di illuminazione improvvisa, ma un cammino. Il cammino dei discepoli di Emmaus è anche un cammino alla luce di Gesù Risorto, presi per mano da Lui, verso una conoscenza sempre più profonda e sempre più liberante delle Scritture: della Legge, dei Profeti, dei Salmi.
 
Dunque, l’itinerario dei discepoli di Emmaus, che li aveva portati fino a rischiare di essere schiacciati nel lutto, una volta che furono affiancati dalla presenza di Gesù Risorto, fa capire loro secondo la loro misura, che il cuore diventa sempre più incandescente quando si è posti di fronte all’evento per eccellenza della Sua presenza permanente, e tuttavia invisibile, intangibile, percettibile soltanto attraverso la fede, allora davvero è come l’incontro di due fiamme, che esplodono in una fiamma unica. 
 
E tutto diventa diverso: la depressione diventa esaltazione, questi discepoli addirittura cambiano itinerario, tornano indietro, risalgono il crinale della montagna, che porta a Gerusalemme e, quando ci incontrano con il segno per eccellenza della convivialità dei propri fratelli, sono gli altri fratelli, che, a loro modo, hanno fatto un cammino analogo, a proclamare che “il Signore è risorto ed è apparso persino a Simone”. Ed è tutto dire, perché Simone era stato colui che non aveva voluto stare dalla parte di Gesù nei giorni della passione, l’aveva rinnegato. Cerchiamo di lasciarci prendere da questi pensieri, perché sono i pensieri che cambiano la vita.
 
“Orbene, fratelli, quand’è che il Signore volle essere riconosciuto? All’atto di spezzare il pane. È una certezza che abbiamo: quando spezziamo il pane riconosciamo il Signore. Non si fece riconoscere in altro gesto diverso da quello; e ciò per noi, che non lo avremmo visto in forma umana ma avremmo mangiato la sua carne. Sì, veramente, se tu – chiunque tu sia – sei nel novero dei fedeli, se non porti inutilmente il nome di cristiano, se non entri senza un perché nella Chiesa, se hai appreso ad ascoltare la Parola di Dio con timore e speranza, la frazione del Pane sarà la tua consolazione. L’assenza del Signore non è assenza. Abbi fede, e colui che non vedi è con te”.
(S. Agostino, Discorso 235) 

 




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suor antonella suore san francesco di sales

27/04/2020 | 17:29

grazie suor Cristiane.... un dono prezioso la lectio divina... un abbraccio suor anto

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