Lectio divina Pentecoste – Anno C
Inserita il: 06/06/2019
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Gv 14, 15-16.23b-26
“Il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa”
15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. 16E io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre. 23bSe uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. 25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
CONTESTO E TESTO
È il dono dello Spirito che porta a compimento l’opera della salvezza, la pienezza della vita, il pleroma. Lo Spirito Santo è la perenne novità di Dio Padre, che, con l’Incarnazione del Figlio, ha reso la nostra umanità filiale, teofanica, comunionale. Lo Spirito ci dona incessantemente il modo di esistenza del Figlio nella sua divina-umanità. Come nella Trinità le Persone divine sono una nell’altra, così anche noi, nel corpo ecclesiale di Cristo, siamo uno nell’altro, non solo uno accanto all’altro. Ci dona una mentalità comunionale e pasquale, perché dopo il peccato occorre passare dal vecchio Adamo al nuovo Adamo che è Cristo, un passaggio doloroso come quello del parto, che ci fa nuovi e ci unisce con Dio e tra di noi. Lo Spirito santo rende viva nel cuore dei discepoli la Pasqua di Gesù e con il dono delle lingue di fuoco a Pentecoste traduce la Parola di Gesù in una vita di comunione e di accoglienza, di servizio e di amicizia. Infatti, Le tre letture sono unite proprio dalla presenza dello Spirito nel giorno di Pentecoste e dalla sua azione nella comunità dei discepoli di Gesù.
L’ESSENZA DELL’AMORE PER CRISTO È CUSTODIRE I SUOI COMANDAMENTI
Nel Vangelo Gesù indica l’essenza dell’amore: osservare i suoi comandamenti. È proprio del discepolo custodire gli insegnamenti del suo Maestro e attuarli. Così noi manifestiamo che siamo di Cristo e che lo amiamo quando siamo solleciti nel fare quello che Egli ci comanda. In precedenza il Signore ci ha mostrato quale sia la potenza della fede nei discepoli, tanto da compiere le opere stesse del Cristo, ora ci dice che la forza della fede è l’amore a Lui. L’anima della fede è l’amore e la forza dell’agire consiste nell’osservare i suoi comandamenti. Nulla infatti i discepoli fanno fuori del Cristo e di loro iniziativa. Allo stesso modo Egli dichiara di non fare nulla se non obbedendo ai comandamenti del Padre. Possiamo così affermare che più i discepoli amano il loro Maestro, più credono in Lui e più divengono liberi e gioiosi nella loro testimonianza di vita e nelle loro opere.
La fede riposa quindi sull’amore e l’amore si esprime nell’obbedienza ai suoi comandamenti e questa a sua volta rende forti nell’operare, perché Gesù è in coloro che lo amano e questi sono in Lui e gioiscono nel credere in Lui, nell’amarlo, nel sottomettersi al suo giogo soave e nel compiere le opere che Egli comanda di fare. In Gesù essi esperimentano che nulla è impossibile a Dio (cfr. Lc 1, 37) e che Egli ama ogni uomo, perché sentono in se stessi la compassione di Dio per ogni creatura.
UN ALTRO CONSOLATORE
Vi è un rapporto dinamico tra Gesù, lo Spirito, il Padre e i discepoli. Quando qualcuno è in relazione con Gesù, lo Spirito si fa a lui presente per guidarlo a una comunione con la Trinità. La preghiera è parte integrante della glorificazione di Gesù. Egli è sempre vivo per intercedere a nostro favore (cfr. Ebr 7,25) e il dono che riceve dal Padre a nostro favore è lo Spirito santo, qui chiamato: un altro Consolatore.
Il primo Consolatore è Gesù (cfr. 1Gv 2,21) ma ora che Egli ritorna al Padre e si rende invisibile ai suoi, Egli non vuole lasciarli soli. Essi sentiranno la sua presenza non più attraverso la sua umanità ma nell’altro Consolatore: lo Spirito santo. Essi si abitueranno alla sua presenza perché il Consolatore sarà in loro e con loro in eterno. Egli quindi non sostituisce Gesù ma compie l’opera del Maestro nei suoi discepoli. Così questi potranno compiere le opere stesse del Cristo e ne faranno di più grandi, proprio perché Gesù va al Padre e lo prega di donare ai suoi lo Spirito santo.
NOI VERREMO A LUI
Il discepolo è colui che ama Gesù, perché ne osserva e custodisce la parola (vv. 15. 21). Custodire la parola di Gesù attira lo sguardo compiacente del Padre che, come si posa sul Figlio, così si posa sul discepolo che ama Gesù. In precedenza Gesù ha detto che Egli ama chi lo ama e a lui si manifesterà (v. 21). Ora Egli aggiunge: «e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui». Il soggetto di questo noi è la Trinità santa. Il discepolo è il tempio in cui Dio abita. Osservare la parola di Gesù è adorare il Padre nello Spirito e nella Verità (cf Gv. 4,21-24).
Lo Spirito infatti è dentro al discepolo che ama Gesù e ne osserva la Parola e fa di lui la dimora di Dio. Le operazioni dello Spirito Santo, in chi ama Gesù, sono finalizzate a creare in lui questa dimora che attrae il Padre e il Figlio. Lo Spirito si fa dolcezza ineffabile nel discepolo e lo ammaestra interiormente perché ami la parola di Gesù e aderisca ad essa con tutto se stesso; gli insegna a ripudiare le passioni mondane e a scegliere il giogo soave del Redentore e a mettersi alla sua scuola per imparare da Lui, che è mite e umile di cuore. Gli fa sentire il tedio, la noia per le cose mondane e lo spinge a desiderare, con lacrime d’amore, di diventare dimora di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo.
LA PAROLA CHE VOI ASCOLTATE È DEL PADRE
Il mondo non ama Gesù perché non osserva le sue parole. In chi ancora ama il mondo non vi è spazio in lui per le parole di Gesù. Lo Spirito non può essere là dove uno è catturato dalle passioni mondane. Dove è lo Spirito ivi è la parola di Gesù. Se uno comincia ad ascoltare le parole di Gesù significa che lo Spirito è presso di lui e gli sta rivelando Gesù. Se poi uno accoglie Gesù e lo ama, lo Spirito lo ammaestra sul significato delle parole di Gesù ed entrando in lui lo guida a tutta la verità. Chi invece si chiude alle parole di Gesù è simile alla strada dove il seme resta sulla superficie. Egli non comprende le parole di Gesù (cfr. Mt 13, 19). Costui anche se non giunge a rifiutare esplicitamente Gesù tuttavia si comporta da indifferente nei suoi confronti.
Gesù afferma che la Parola da noi ascoltata non è sua ma del Padre che lo ha mandato. Benché nascosta sotto il linguaggio umano, la parola che Gesù pronuncia è del Padre. Il discepolo coglie questo nesso in forza dello Spirito che è in lui. L’ineffabile ed eterna parola del Padre si è fatta parola umana solo in Gesù, il suo Verbo fatto carne, e lo Spirito ci rivela proprio il mistero dell’Incarnazione e della nostra deificazione. Anche nella Legge, nei Profeti e nei Salmi sempre la Parola di Dio è vibrata nel linguaggio umano solo in virtù del Verbo, dell’Unigenito Figlio del Padre, per mezzo dello Spirito. Egli è l’unica rivelazione del Padre, nessuno va al Padre se non per mezzo suo (v. 6). «Tutte le parole del Vangelo che maturano nei nostri cuori sono dell’unico Verbo del Padre» (s. Tommaso d’Aquino).
LO SPIRITO SANTO VI INSEGNERÀ OGNI COSA
In rapporto alle parole di Gesù e a noi, lo Spirito Santo è il Paràclito, l’Avvocato. Egli difende le parole di Gesù e le trasmette a noi suoi discepoli nel loro integro significato. Lo Spirito Santo, che è in Gesù, prolunga il suono umano delle parole del Signore impedendo che esse siano alterate nel loro contenuto. Egli guida ogni uomo a conoscere Gesù. Compito del Paràclito è insegnare ai discepoli ogni cosa. Nessuna delle parole di Gesù cade a vuoto, lo Spirito tutte le insegna e le custodisce nella memoria, detta perciò spirituale.
Lo Spirito Santo ha insegnato tutto agli apostoli e ha loro ricordato tutta la verità, perché noi ricevessimo in modo integro l’insegnamento del Signore. E come ha insegnato loro tutto e ha loro ricordato tutte le parole di Gesù, così lo Spirito continua a insegnare e a ricordare a noi, sua Chiesa, tutto quello che Gesù ha detto. La presenza dello Spirito in noi si caratterizza quindi come insegnamento e come ricordo. La memoria si purifica nella Parola del Signore dimenticando la menzogna e il nostro spirito si rallegra sempre più nella Verità che acquisisce. La consolazione dello Spirito consiste pertanto nel farci conoscere tutte le parole di Gesù e di condurci alla loro piena comprensione. È solo nello Spirito santo che la Chiesa e il mondo possono invocare: “Vieni, Signore Gesù!” (Ap 22, 20).