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Lectio divina Ascensione del Signore – Anno C

Inserita il: 31/05/2019

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Lc 24, 46-53
 
“Mentre li benediceva, si staccò da loro
e veniva portato su, in cielo” 

45Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture 46e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, 47e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48Di questo voi siete testimoni. 49Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto». 50Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. 51Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. 52Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia 53e stavano sempre nel tempio lodando Dio. 

CONTESTO E TESTO
L’ascensione è la festa del quarantesimo giorno dopo la resurrezione, secondo quello che leggiamo nel racconto degli Atti. Il Signore, risorto dai morti, entra nella gloria e presenta al Padre la sua carne umana, vittoriosa sulla morte e resa strumento docile per l’esercizio della comunione e della carità universale. Tutto fa sempre capo alla resurrezione del Signore, tutto è arricchimento, penetrazione, sfaccettatura, di quella novità unica e definitiva che si è manifestata a noi mediante la vittoria del Figlio sulla morte. Salendo al cielo, il Figlio di Dio, porta a compimento la sua incarnazione, la sua presenza e la sua visita nella carne umana. È con tutto il carico dell’umanità a cui ormai è indissolubilmente congiunto, che il Signore Gesù lascia il mondo per tornare al Padre. Porta tutto con sé di quel che ormai gli appartiene della sua carne umana glorificata. 
 
Luca proprio nei versetti finali del suo Vangelo, ci mostra il finale della storia con il cielo aperto, quel cielo che era stato chiuso con il peccato dell’uomo e che l’Incarnazione del Figlio ha riaperto definitivamente. L’evangelista descrive già questo mistero nel racconto del Battesimo di Gesù, in cui il cielo si apre: “21Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì 22e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento»” (Lc 3, 21,22). Con l’ascensione Gesù è penetrato nei cieli, sedendosi alla destra del Padre e ora il cielo rimane aperto per noi e non può più chiudersi. E’ il Figlio che è disceso ed è risalito. 

GESÙ APRE LA MENTE DEI DISCEPOLI ALLA COMPRENSIONE DELLE SCRITTURE
L’evangelista Luca conclude il suo Vangelo con questi versetti che ne riassumono e rilanciano il messaggio fondamentale: tutto quello che è stato scritto sul Messia va letto con una intelligenza spirituale, cioè con la luce dello Spirito santo. Perciò Gesù apre la mente dei discepoli all’interpretazione di quanto è accaduto nella sua vicenda storica, alla luce del piano di salvezza di Dio. Così è stato scritto e così è accaduto: bisogna scrutare le Scritture per cogliere il senso più profondo del progetto di Dio: il vero senso della Legge, dei Profeti e dei Salmi si trova nella persona di Gesù di Nazareth, che manifesta nella sua vita e nella sua morte le intenzioni salvifiche del Padre nei confronti di noi, suoi figli. Gesù è morto secondo le Scritture ed è risorto secondo le Scritture (Cf 1Cor 15, 3-5). La sua risurrezione è la conferma che Dio ha dato alla sua opera e alla sua predicazione, compiuta secondo la volontà di Dio. 
 
Luca vuole anche mostrare gli effetti della Pasqua del Signore sulla nostra vita: il perdono dei peccati e la conversione, il cambiamento del cuore e della mente. Per questo Gesù chiede che i discepoli siano i testimoni della risurrezione continuando a predicare a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati. Per l’efficacia della loro predicazione i discepoli saranno rivestiti di potenza dall’alto: cioè riceveranno lo Spirito santo. Essi devono attendere lo Spirito a Gerusalemme, perché da Gerusalemme poi partiranno verso i confini del mondo. E’ la sua consegna e la sua promessa. 
Siamo pellegrini nel tempo, nello spazio, e Luca illustra questa realtà secondo due misure che subito emergono in maniera molto evidente: una misura di ordine spaziale e una misura di ordine temporale. La misura di ordine spaziale si chiama Gerusalemme. La salita di Gesù a Gerusalemme, dove avviene tutto quello che riguarda esattamente il compimento della sua missione. Gerusalemme è il grembo originario del grande viaggio che ci riguarda tutti. Ma Gerusalemme è anche una misura di ordine temporale, che concorre a illustrare l’Ascensione del Signore. Questa misura di ordine temporale può essere ben compresa, nella pienezza dell’Incarnazione. L’Ascensione non è l’abbandono della carne perché il Figlio ritorna al Padre portandosi il carico della nostra condizione umana. Tutto quello che riguarda noi, nella nostra carne umana, viene introdotto nell’intimo della vita di Dio. 

E, ALZATE LE MANI, LI BENEDISSE
Gesù, che sta per lasciare i discepoli e salire al cielo, apre un orizzonte nuovo ai loro occhi: l’universalità della missione evangelica. Per questo li porta in disparte, verso Betania, e con un ampio gesto delle mani li benedice. Una benedizione che dilaga e raggiunge non solo il cuore dei discepoli ma anche di quanti accoglieranno la loro predicazione e si convertiranno a Gesù. 
 
Il gesto di alzare le mani verso il cielo è un modo tipico della preghiera cristiana: ogni benedizione viene dall’alto, dal Padre nostro che è nei cieli. Il cristiano è chiamato a vivere su questa terra con i piedi ben piantati in terra, ma con le mani e lo sguardo rivolti al cielo, per lodare e benedire Dio e tutti gli uomini e per accogliere e trasmettere la benedizione di Dio. La benedizione di Gesù continua ad essere intercessione e protezione per quanti vivono e operano nel suo Nome.
L’Ascensione, nel Vangelo secondo Luca e poi negli Atti, segna il compimento della visita di Dio. È l’opera di Dio nella storia umana per la salvezza. Quell’opera di Dio che già in altre occasioni abbiamo imparato a sintetizzare con il termine visita. Dio è il visitatore. In questo modo si rende protagonista della storia umana e conferisce a essa quella spinta, quella svolta, quell’impulso, quella novità per cui la storia umana non è più storia di allontanamento dal giardino della vita, ma è storia di ritorno, è storia di conversione, è storia di salvezza. “La gloria di Dio è l’uomo vivente” (Ireneo di Lione)

SI PROSTRARONO DAVANTI A LUI
Gli Apostoli che vedono Gesù salire al cielo, si prostrano in adorazione davanti a Lui, riconoscono in Lui il Signore, il Kyrios, il Figlio, che il Padre ha mandato nel mondo e che ora ritorna al Padre. Si prostrano in adorazione del Figlio che è disceso ed è risalito (Cf Fil 2, 5-11), che ha vissuto la sua kenosis (alla lettera svuotamento): Gesù svuotò se stesso della sua dignità di Figlio di Dio per assumere la nostra condizione umana sino alla morte di croce, ed ora il Padre lo chiama a sedersi alla sua destra nell’alto dei cieli.
 
L’adorazione del Signore genera nel cuore dei discepoli una grandissima gioia, perché il loro Maestro è stato intronizzato, ma non li ha abbandonati, ed ora tocca a loro continuare la sua missione. Questa gioia messianica percorre tutto il Vangelo di Luca, dall’Annunciazione sino all’Ascensione. È una continua esultanza dello Spirito che diventa il dono messianico per eccellenza, segno dell’appartenenza a Cristo: “Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”. (Gv 15, 11) e ancora: “Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia”. (Gv 16, 22).
 
La gioia dei discepoli diventa preghiera di lode e di esultanza. Le ultime parole del vangelo di Luca sono riferite proprio alla preghiera di lode: “stavano sempre nel tempio lodando Dio”. La lode a Dio è lo scopo della vita cristiana, il suo respiro. La vita, che ci è donata nell’Amore della Trinità santa, ci è donata per essere in comunione col Donatore, perché solo in Lui, che la sostiene, trova il suo senso e la sua pienezza. Come la vita di Gesù è accompagnata dalla certezza di trovarsi sempre alla presenza del Padre, così la nostra vita acquista luce e gioia nella gratuità della preghiera di adorazione e di lode.
 
In attesa della Pentecoste, i discepoli rimangono alla presenza di Dio Padre, con Gesù, il Figlio che è disceso ed è risalito, pronti ad accogliere lo Spirito che sarà loro Avvocato e Consolatore nello svolgimento della missione. L’Ascensione del Signore ci riempie il cuore di grande gioia perché è il compimento dell’Incarnazione, il preludio della Pentecoste e l’annuncio del ritorno del Signore alla fine dei tempi. La Chiesa celebrando l’Ascensione del Signore, comprende di essere custodita e benedetta nel grembo celeste di Dio, ove il corpo del Cristo risorto è già la nostra Patria, è già la nostra eredità, è già la nostra dimora. Dio si è fatto uomo affinché l’uomo fosse fatto Dio, come dicono in tanti modi i Padri dell’oriente. Il mistero della nostra divinizzazione si compie e ormai la nostra umanità, redenta da tutte le sofferenze e privazioni, è incastonata in Dio. 

 




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Angela Lo Brutto

31/05/2019 | 11:47

GRAZIE DI CUORE.

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