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Lectio divina della V Domenica del Tempo ordinario - Anno A

Inserita il: 07/02/2020

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Mt 5, 13-16
“Voi siete il sale della terra e la luce del mondo”

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 13«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. 14Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, 15né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. 16Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».

CONTESTO E TESTO
Il tema della luce, presente in tutti i testi della liturgia di questa domenica ci parla chiaramente del Cristo! Del Cristo che è la Vita, del Cristo che è l’"Anastasis", la Risurrezione; perché è rimanendo in Lui che non si muore, è Lui che è l’incorruzione: chi è in Lui non vedrà la corruzione! È il Cristo che dice di sé: «Io sono la luce del mondo». È il Cristo il nuovo Tempio: il Cristo crocifisso e il luogo dove era stato crocifisso era vicino alla città e molti videro quella scritta...; è il Cristo che, quando è elevato, attira tutti a Sé. Il Cristo elevato che attira tutti a sé, è il nuovo Tempio di cui parla la profezia di Isaia chiaramente, secondo il Vangelo di Giovanni: «Io quando sarò elevato da terra, tutti trarrò a me stesso». 
 
Ed è il Cristo la lucerna. Infatti dice il Cristo: «Chi mi segue non cammina nelle tenebre». Ecco, allora, il Cristo è la lucerna che si pone per i nostri passi, per il nostro sentiero». Tutto questo è detto anche dei discepoli. Dio, che non cede ad altri la sua gloria, fa dei discepoli del Cristo strumenti della sua gloria. Ed è in ordine alla Gloria di Dio; Dio cioè è glorificato nei suoi discepoli. Infatti dice: «così risplenda affinché vedano le vostre opere buone, e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli».
 
Dio che non cede ad altri la sua Gloria, fa strumento della sua Gloria discepoli del Cristo! È nei discepoli che Dio si glorifica: è attraverso di loro! A questa luce – che è il discorso diretto – vanno intesi poi tutti gli altri ammonimenti che ci sono, contenuti in questo testo. Nel Vangelo c’è anche la metafora del sale e della città posta sul monte.
 
Dice: Se il sale perde il sapore, con che cosa gli si restituisce. Gesù dice che il sale non può perdere il sapore: e questa è una cosa importante! La prima cosa che dice è che non può perdere il sapore non soltanto che non deve, ma che non può perdere il sapore! Come la città posta sul monte, non può nascondersi! Come la lucerna fa luce, prima di tutto, per natura sua, e poi evidentemente non deve … deve cioè conservarsi nella realtà in cui è stata posta, deve restare.
 
Questo è il valore delle opere   mi pare   nel Nuovo Testamento chiaramente: dono di Dio, sono date da Dio   la vostra luce, voi siete la luce non potete non risplendere – le vostre opere buone, sono date da Dio, e sono la rivelazione di questo dono, perché Dio sia glorificato, perché si mostri quanto Dio è buono, quanto è glorioso, quanto è potente, e perché gli uomini, il mondo, siano santificati attraverso di esse. Essere luce e sale è la nostra realtà di battezzati ed anche la nostra missione nella storia umana.

APPROFONDIMENTO DEL TESTO
Voi siete: non è un comando, ma una proclamazione che fa dei discepoli ciò che dice. Non dice dovete ma siete. Non dice «dovete essere» ma siete, e nell’atto in cui lo dice crea. È la proclamazione di un fatto, l’annuncio di un dono, qualcosa che si è già compiuto, che Dio ha compiuto, perché questa Parola di Gesù opera quello che dice. Non dice nemmeno «voi avete» ma voi siete. Il sale, elemento di purificazione e di preservazione (Lv 2): con questo sale il mondo può essere offerto a Dio.
 
Voi siete il sale della terra. È scritto: Dovrai salare ogni tua offerta di oblazione (Lv 2,13). I discepoli, in quanto sale della terra, rendono l’umanità un sacrificio a Dio gradito come dice l’Apostolo Paolo: Mi è stata concessa la grazia da parte di Dio di essere un ministro di Gesù Cristo tra le Genti, esercitando l’ufficio sacro dell’Evangelo di Dio perché le genti divengano un’oblazione gradita, santificata dallo Spirito Santo (Rom 15,15-17). Se i discepoli, in quanto sale divengono stolti, non hanno più nessuna forza per la santificazione degli uomini. 
 
Essi divengono stolti quando in loro non c’è più l’Evangelo di Dio e non possono più dire con l’Apostolo: In tutto ho forza in colui che mi rafforza (Fil 4,13). Se essi perdono questa energia e in loro non si percepisce più il sapore evangelico vengono gettati fuori dal Regno, dalla sala nuziale, dall’intimità del loro Signore, nelle tenebre esteriori per essere calpestati dagli uomini. Nella divina Scrittura l’essere calpestati è segno di massimo disprezzo. Nel Sal 56,1 si prega: Pietà di me, o Dio, perché l’uomo mi calpesta e in Is 63,18: Perché gli empi hanno calpestato il tuo santuario? Così avviene del discepolo che ha perso il sapore evangelico. 
 
Se il sale perde il sapore: Gesù afferma che il sale non può perdere il sapore, né la città sul monte essere nascosta. L’essenziale è restare per manifestare. Le opere sono dono di Dio e la rivelazione di questo dono che manifesta la bontà di Dio: Dio ci dà le opere noi dobbiamo custodirle perché in questo modo la Gloria di Dio irraggi. E tutto questo è detto anche dei discepoli nei confronti di tutto il mondo. 
 
Senza sale non si vive; il sale è stato accostato alla conservazione dei cibi, ancora adesso noi sappiamo che certe carni devono essere trattate col sale, se vogliono proseguire ad essere nutrienti. Il sale è inalterabile, incorruttibile, non può marcire. Ma l’unico incorruttibile, immarcescibile è soltanto Dio, mentre il nostro modo di essere è caduco, si deteriora. Questo è il modo di essere della creatura, che deve passare attraverso la morte e la sepoltura per poter garantire la vita futura, deve passare la pasqua. 
 
Gesù è la luce del mondo, come Egli stesso afferma: «Io sono la luce del mondo» (Gv 8,12). I discepoli, in quanto membra del suo corpo, vengono da Lui illuminati e divengono essi stessi luce del mondo. Infatti nel momento stesso che accolgono in sé l’Evangelo con la fede, essi divengono luce che s’irradia nella carità, come insegna l’Apostolo: La fede opera nella carità (Gal 5,6). 
 
Immediatamente dopo il Signore parla della città posta in cima a un monte che non può restare nascosta. Questo passaggio è giustificato dal fatto che i discepoli, in quanto cittadini della città posta sul mondo, sono luce del mondo. Questa città richiama Gerusalemme e quindi la Chiesa e anticipa la sua realizzazione finale che è la Gerusalemme dall’alto. 
 
Nella profezia di Ezechiele si contempla questa città posta sul monte là dove dice: Mi collocò sopra un monte alto assai, sul quale vi era come costruita una città, dal lato di mezzogiorno (Ez 40,2). Lo stesso accade nell’Apocalisse: E mi condusse in spirito su un monte grande e alto e mi mostrò Gerusalemme (Ap 21,10). La Chiesa non può rimanere nascosta, infatti «non è più adombrata nell’annunzio della Legge, ma mediante l’insegnamento evangelico. è resa ben visibile da un’esplicita predicazione» (Cromazio di Aquilea). I figli di questa città sono la luce del mondo e il sale della terra. 
 
Città sul monte: Gerusalemme, meglio ancora il Tempio, perché se Gerusalemme è circondata di monti, in Gerusalemme, elevato su Gerusalemme, è il tempio. Ad esso accederanno tutti i popoli (cfr Is 2). Il nuovo popolo di Dio è il nuovo tempio. Lucerna: la lucerna è la Parola di Dio, è il segno della presenza della gloria di Dio nel Tempio. Tutte queste cose si dicono del Cristo, nuovo Tempio, lucerna che si pone per i nostri passi. 
 
Gesù parla della città e parla della casa: sotto differenti immagini parla dello stesso mistero, la Chiesa. Essa, in quanto città, è visibile a tutti e irradia la luce dell’Evangelo mediante i suoi discepoli e in quanto casa è illuminata dalla lucerna posta sul lucerniere. In questa similitudine è rivelato il Cristo che illumina tutti coloro che sono nella casa (in queste parole si allude a Israele) mentre in Luca si dice: «Perché quelli che entrano vedano la luce» (8,16) alludendo alle Genti, ai pagani. 
 
Il Cristo è l’unica luce che illumina sia coloro che già sono chiamati che quelli che vengono man mano chiamati. Infatti la Legge e i Profeti hanno adombrato i misteri, il Cristo li ha rivelati. Quanti erano già sotto la Legge erano nella casa come nel buio di un carcere; venuto il Cristo, hanno visto la luce. E da questa luce sono attratte anche le Genti per entrare nella casa. Che il Cristo sia la lucerna è detto anche nell’Apocalisse: E la città non ha bisogno di sole e di luna che la illuminino; infatti la gloria di Dio l’ha illuminata e la sua lucerna è l’Agnello (21,23). L’Agnello, l’Immolato e l’Innalzato, è la lucerna che illumina la Chiesa che così non ha bisogno di nessuna luce che derivi dalla conoscenza naturale. Anzi questa è illuminata dall’Evangelo nel quale il Cristo risplende come lucerna.
 
Il Signore ha chiamato precedentemente i discepoli: luce del mondo e ha paragonato se stesso alla lucerna che illumina la Chiesa, «secondo il mistero del corpo da lui assunto» (Cromazio), ora trae una conseguenza: così risplenda la vostra luce. Questa è la luce con la quale veniamo illuminati dalla lucerna e che, riferendosi al mistero dell’Incarnazione, possiamo definire anche la luce della fede. 
 
Ora questa luce risplende davanti agli uomini nelle nostre opere buone che Dio ha predisposto perché camminassimo in esse (Ef 2,10). L’obbedienza della fede è infatti visibile in queste opere predisposte da Dio e nelle quali si manifesta la luce dell’Evangelo. In essa gli uomini possono conoscere il Padre e quindi glorificarlo. Questa è la via, che il Signore indica, per giungere alla conoscenza del Padre celeste. La via passa attraverso le opere buone dei suoi discepoli, nelle quali risplende la luce del Cristo, innalzato sul lucerniere, che illumina e attrae a sé tutti.
 
Come Lui è stato la luce del mondo, innalzato sul Golgota, perché tutto fosse radunato intorno a Lui, così è la Chiesa, adesso, immersa nel Suo nome, immersa in Lui, riceve la stessa missione di essere luce del mondo. Voi siete la luce del mondo. Io non vi ho chiamati per mettervi nascosti, per stare lì al riparo, vi ho chiamati per essere esposti, che significa: visibili da tutti, ma anche bersagliati da tutti. Questa è la misteriosità dell’essere luce. Siete luce del mondo: non dovete vergognarvi, non dovete impaurirvi, e, soprattutto, non dovete rinunziare alla missione ricevuta. Siete luce del mondo: dovete illuminare”. 

IN ASCOLTO DEI PADRI NELLA FEDE
“Nella nostra vita ci sono cose essenziali, di cui si ha bisogno, e per gli antichi la luce e il sale erano considerati tali: senza la luce non era possibile la vita e senza il sale la vita sarebbe stata priva di gusto. Ecco allora la prima dichiarazione di Gesù: “Voi siete il sale della terra”. Innanzitutto va messo in risalto il “voi”, che nel vangelo secondo Matteo viene spesso usato da Gesù per indicare non singoli individui alla sua sequela, ma una comunità, un corpo. Si pensi solo all’affermazione: “Voi siete tutti fratelli” (Mt 23,8). Ovvero, nella relazione con il mondo i cristiani devono essere sale e luce, ma nelle relazioni tra loro sono fratelli, ed è proprio questa fraternità vissuta nell’amore intelligente (cf. Mc 9,50) che, come luce, può diffondersi in mezzo a tutta l’umanità”. (Enzo Bianchi)
 
“Quando tu segui come unica regola di vita l’amore, allora sei luce e sale per chi ti incontra. Quando due sulla terra si amano, diventano luce nel buio, lampada ai passi di molti, piacere di vivere e di credere. In ogni casa dove ci si vuol bene, viene sparso il sale che dà sapore buono alla vita. E non facendo il maestro o il giudice, ma con le opere: risplenda la vostra luce nelle vostre opere buone. Sono opere di luce i gesti dei poveri, di chi ha un cuore bambino, degli affamati di giustizia, dei mai arresi cercatori di pace, i gesti delle beatitudini, che si oppongono a ciò che corrompe il cammino del mondo: violenza e denaro. 
 
La luce non illumina se stessa, il sale non serve a se stesso. Così ogni credente deve ripetere la prima lezione delle cose: a partire da me, ma non per me. Una religione che serva solo a salvarsi l’anima non è quella del Vangelo. Ma se il sale perde sapore, se la luce è messa sotto a un tavolo, a che cosa servono? A nulla. Così noi, se perdiamo il vangelo, se smussiamo la Parola e la riduciamo a uno zuccherino, se abbiamo occhi senza luce e parole senza bruciore di sale, allora corriamo il rischio mortale dell’insignificanza, di non significare più nulla per nessuno. L’umiltà della luce e del sale: perdersi dentro le cose. Come suggerisce il profeta Isaia: «Illumina altri e ti illuminerai, guarisci altri e guarirai» (Isaia 58,8). Non restare curvo sulle tue storie e sulle tue sconfitte, ma occupati della terra, della città. Chi guarda solo a se stesso non si illumina mai”. (Ermes Ronchi)

 




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albina

07/02/2020 | 20:08

Molto interessante e proffonda.Grazie.

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