Lectio divina della IV domenica di Avvento - Anno A
Inserita il: 20/12/2019
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Mt 1, 18-24
“Quando si destò dal sonno Giuseppe fece come gli aveva ordinato
l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa”
18Così fu generato Gesù Cristo: (altra traduzione La nascita di Gesù Cristo avvenne però così) “sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo”. 19Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. 20Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; 21ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». 22Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi”. 23Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.
CONTESTO E TESTO
La quarta domenica di Avvento già è prossima al Natale del Signore e la Parola di Dio vuole introdurci alla contemplazione del mistero con la profezia di Isaia sull’Emmanuele, il Dio con noi. E’ il segno che Dio stesso ci dà mandandoci il suo Figlio! Il salmo 23 ci fa pregare con la certezza della fede: “Ecco, viene il Signore, re della gloria!”. E’ una vergine che partorisce un Figlio ed è il segno che il Signore non si è stancato del suo popolo, non ricusa l’Alleanza di fronte alla nostra infedeltà, ma la conferma e modo sempre più in sbalorditivo e sovrabbondante.
La seconda lettura, tratta dall’inizio della Lettera ai Romani di Paolo, descrive Gesù nella condizione della fragilità e mortalità umana, che viene superata con la sua risurrezione, che segna il compimento della sua missione e diventa promessa per quanti credono in Lui, e a Lui si affidano.
Il segno di speranza trova conferma nel Vangelo che ci presenta Giuseppe di fronte al dramma della gravidanza di Maria di cui egli non è partecipe. Una lotta interiore che culmina con l’intervento di Dio nel sonno: quel Bimbo che è in Maria viene dallo Spirito Santo e Giuseppe potrà riconoscerlo come figlio imponendogli il nome salvifico: Gesù! Il discernimento culmina con l’adesione di Giuseppe al progetto di Dio: “Prese con sé la sua sposa”. È la profezia di Isaia che si realizza: la Vergine concepirà e partorirà un Figlio.
GESÙ NASCERÀ DA MARIA, SPOSA DI GIUSEPPE, DELLA STIRPE DI DAVIDE
Il modo come il Cristo è generato differisce da quello di tutti gli altri. Tutti abbiamo inizio dal seme paterno, la generazione di Gesù Cristo non ebbe inizio così. L’evangelista ora ci rivela come ebbe inizio. La comprensione sta nell’inizio del testo. Questa crea un rapporto tra la genealogia e la nascita di Gesù: Gesù è Figlio di Abramo e di David però è nato dallo Spirito Santo. Il senso di questo brano è di contrapporsi alla successione delle generazioni. Giuseppe per primo constata di non essere il padre di quel bimbo che sta per nascere e il messaggero di Dio gli spiega ciò che sta per avvenire: Cristo è nato da Spirito Santo (cfr. Gv 3,6); è Colui che salva il suo popolo dai loro peccati. Giuseppe deve accogliere Gesù come suo Figlio secondo la Legge e la genealogia umana.
Questa è la santa e ineffabile generazione umana del Cristo. Già Maria è promessa sposa a Giuseppe: il vincolo ha le caratteristiche di quello sponsale. Non ancora le nozze sono celebrate quando la Madre di Gesù si trova pregna per l’azione dello Spirito Santo.
Questo è il dato di fatto che l’evangelo di Luca ci fa penetrare nel suo intimo, nel «come» questo accade. In Matteo questo è un dato di fatto. «Ogni volta che Matteo fa menzione dello Spirito è per descrivere un’azione sovrana di Dio, che egli non vuole spiegare e neppure analizzare (possiamo confrontare questi testi del Vangelo di Matteo: 3,11; 4,1; 10,20; 12,18.28.31; 28,19)». Lo Spirito, che è l’artefice di questo concepimento, conduce Giuseppe ad accoglierlo nell’obbedienza della fede.
GIUSEPPE, UOMO GIUSTO
Giuseppe è giusto secondo la Legge, che non vuole trasgredire, e d’altra parte non vuole esporre la sua sposa all’infamia per l’amore casto e la stima che ha per lei. La Legge e la giustizia, che ne deriva, lo gettano in questo interiore turbamento. Giunge fino alle soglie del mistero ma non può varcarlo; «egli conosce la castità della sua sposa, è stupito per ciò che è accaduto, nasconde nel silenzio il mistero di Colui che ignorava» (san Girolamo).
Non può conoscere il Cristo puramente dalla giustizia che deriva dalla Legge, infatti il Cristo è conosciuto solo per la rivelazione dell’Evangelo cui si aderisce mediante la fede. Dalle possibilità, che la Legge gli dà, egli accoglie quella più mite: rompere il fidanzamento rimandando in segreto, senza nessun atto pubblico, Maria, sua promessa sposa.
Il suo animo, il suo intimo sentire, portava in sé il peso di questo mistero che dalla Legge non veniva illuminato e che nella sua giustizia non trovava soluzione. In questo intimo tormento, egli è preparato dallo Spirito Santo ad essere padre legale di Gesù e ad accogliere Maria sua sposa per vivere con lei l’intimità di un’unione verginale. L’Angelo del Signore gli comunica la rivelazione che Giuseppe accoglie nel silenzio obbediente della fede. Giuseppe è chiamato figlio di Davide; è un titolo messianico. Egli lo consegna a Gesù cui appartiene propriamente. Egli non deve andarsene perché è il garante della regalità messianica del Cristo Gesù.
«Non temere, cessa di temere riguardo alla Legge e alla giustizia, che ne deriva, e prendi con te Maria, tua sposa. Sia veramente tale e da te riconosciuta come tua sposa». Ed ecco l’Angelo gli rivela il mistero unico nella storia: Infatti il bambino che è generato in lei (alla lettera: Quello che infatti è concepito in lei) è da Spirito Santo. Credendo a queste parole dell’Angelo, confermate dalla profezia, il cuore di Giuseppe trova pace. La fede nelle parole dell’Angelo e l’obbedienza ad esse lo fanno veramente giusto. Egli accoglie l’azione dello Spirito nella sua sposa e l’accoglie in sé.
TU LO CHIAMERAI GESÙ: È L’EMMANUELE IL DIO CON NOI
Poiché è nato dallo Spirito, Gesù è spirito: è l’Adamo spirituale e celeste. Il nome che porta, Gesù, non esprime un desiderio (che Dio salvi) ma una realtà (Dio in lui salverà). Egli libera il popolo, che gli appartiene, dalla vera schiavitù, quella dei suoi peccati. Infatti la Legge e i sacrifici dell’antica alleanza non potevano salvare da questa schiavitù.
Noi percepiamo già in questa definizione del nome di Gesù la realtà sacrificale del Cristo come insegna l’Apostolo: ogni sacerdote si presenta ogni giorno a officiare e a offrire molte volte gli stessi sacrifici, che non possono mai togliere i peccati, costui invece, avendo offerto un solo sacrificio per i peccati, per sempre si è assiso alla destra di Dio (Ebr 10,11s). «Egli, dunque, salvò e salva ogni giorno il suo popolo che allontana dagli idoli, che ha redento col suo sangue, cui promette la salvezza eterna» (Cromazio di Aquileia).
La parola detta dal Signore si compie e si rivela nel concepimento di Maria. Ella concepisce verginalmente perché è scritto. La fede nello scritto fa superare ogni ostacolo e dalla sofferenza fa giungere alla luce della conoscenza divina.
Il Signore parla per bocca del profeta e dà come segno il Concepimento verginale. Il termine «vergine» viene così definito. Maria è sposa ed è madre restando vergine, anzi è la vergine. Il Signore la indica: Ecco la vergine. L’Evangelo commenta: Il nome della vergine era Maria (Lc 1,27). Essa è indicata nella sua maternità: concepirà e darà alla luce un figlio. Ecco il segno nelle profondità della stirpe umana, nelle viscere della donna.
«A lui sarà dato il nome di Emmanuele», tutti i popoli diranno: Con noi è Dio. In Gesù tutti percepiranno che Dio è con noi. Infatti il profeta annuncia la distruzione delle potenze terrene e la sconfitta di esse di fronte perché Dio è con noi (Is 8,9-10).
In questo sonno, simile a quello di Adamo, Giuseppe conosce il mistero dell’Incarnazione del Figlio dell’uomo. È un sonno mistico che lo inizia ai misteri e, dopo aver conosciuto, compie con docile obbedienza quanto gli è stato comandato. Dalla sofferenza in cui il suo animo è turbato egli giunge al sonno dove riceve la rivelazione. Dopo la sofferenza e il tormento, in cui l’animo lotta per restare fedele al suo Dio, succede il sonno delle potenze dell’anima che nell’assoluta e totale passività ricevono la rivelazione divina e quindi la forza per compiere quanto è stato comandato.
IN ASCOLTO DEI PADRI NELLA FEDE
"Il principe di questo mondo ha ignorato la verginità di Maria e il suo parto, come pure la morte del Signore; tre misteri sublimi che si compirono nel silenzio di Dio" (Sant’Ignazio d’Antiochia, Epistola agli Efesini 19,1)
“Si può dire che quello che Giuseppe fece lo unì in modo del tutto speciale alla fede di Maria: egli accettò come verità proveniente da Dio ciò che ella aveva già accettato nell’Annunciazione. Il Concilio insegna: «A Dio che rivela è dovuta "l’obbedienza della fede", per la quale l’uomo si abbandona totalmente e liberamente a Dio, prestandogli il "pieno ossequio dell’intelletto e della volontà" e assentendo volontariamente alla rivelazione da lui fatta» («Dei Verbum», 5).
(Giovanni Paolo II, Redemptoris custos, 4)