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Lectio divina della XX Domenica del Tempo ordinario - Anno C

Inserita il: 15/08/2019

2 commentario(i) ...

 
 
 
 
 
 
 

 Luca 12, 49-53
“Sono venuto a gettare fuoco sulla terra!”
 
 
In quel tempo, 49Gesù disse ai suoi discepoli: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! 50Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto! 51Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. 52D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; 53si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

 
 
CONTESTO E TESTO
Il tema che accomuna la liturgia di questa domenica e in particolare la vicenda del profeta Geremia e l’insegnamento evangelico è la scelta. Per saper scegliere è necessario il Discernimento nello Spirito. Il fuoco che Gesù ha gettato sulla terra è proprio lo Spirito Santo, che ci dona l’intelligenza della Parola di Dio. Ed è proprio la Parola, che simile a spada, penetra nell’intimo del cuore e mette in luce i pensieri e sentimenti che lo abitano. È la Parola che ha fatto di un Geremia ribelle e recalcitrante di fronte alle esigenze di Dio, un profeta coerente fino in fondo, che ha annunciato con fedeltà la Parola di Dio. Ha pronunciato una Parola scomoda e poco conciliante con la mentalità dei capi del popolo; essi infatti preferiscono i profeti che sanno adattare la Parola di Dio alle loro richieste, in modo che serva a creare l’illusione di un intervento benevolo di Dio, nonostante la grave situazione di ribellione del popolo. E Geremia ha pagato di persona la sua fedeltà.
 
Ed è la Parola che fa del discepolo di Gesù un suo seguace, reso capace di condividere la sorte del Maestro non in forza di un entusiasmo o di un interesse ma di una sequela spoglia di tutto. Discepolo è chi accoglie in se stesso lo scandalo della croce senza annullarlo nei torrenti impetuosi delle vane parole umane e dei propri ragionamenti, ma accogliendolo nel povertà del proprio interiore silenzio. Il discepolo consegna se stesso al Maestro, consapevole della sua debolezza e cosciente del proprio essere peccatore.
 
Per tale motivo possiamo paragonare la vita cristiana ad una lotta contro il maligno e a un discernimento costante del cuore, coscienti però che i nostri sforzi sono sostenuti dall’azione potente dello Spirito che abita in noi.

SONO VENUTO A GETTARE FUOCO SULLA TERRA!
Il fuoco. Sono varie le interpretazioni di questa parola:
 
1) il fuoco indica la stessa divisione: il Cristo interpreta la natura di questo fuoco quando aggiunge: «Pensate che Io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione» (Tertulliano). La divisione tra il bene e il male di cui ci rendiamo conto solo con il discernimento spirituale.
2) Il fuoco è la Parola di Dio, essa già brucia ma deve compiersi nel sacrificio di sé: vedi Sal 97, 3: “Un fuoco cammina davanti a lui…”. Sal 118,140: assai infuocata è la tua parola (Basilio).
3) Il fuoco è lo Spirito. Possiamo vedere i testi in cui il fuoco è connesso allo Spirito: 3,16; At 1, 5;2, 3; 2,19. Fuoco che deve ancora essere comunicato perché il Signore non è stato ancora immerso (=battezzato) nella sua morte (vedi Gv 7,39: non c’era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato); per questo Egli aggiunge: e quanto vorrei che fosse già acceso!
 
Perché lo Spirito scenda ci vuole la vittima che deve essere immolata per cui, parlando della sua morte, il Signore dice: Ho un battesimo nel quale sarò battezzato (come dice il Sal 69,2: l’acqua mi giunge alla gola) e come sono angosciato (questa traduzione assai comune è messa in discussione da molti interpreti) oppure: e come ne sono interamente dominato, indica in tal modo che il Signore anela con tutto se stesso verso la sua Passione per donare a noi la salvezza, per donarci il suo Spirito, in cui tutto è compiuto (vedi Gv 19,30).

SONO VENUTO A PORTARE LA DIVISIONE
Questa parola a noi appare scandalosa, soprattutto se non comprendiamo che si tratta della divisione all’interno di cuore, il nostro separarci dal male e dal peccato, e questa divisione dal male potrà esigere anche la separazione dagli affetti più cari. 
 
Il Signore sta coinvolgendo ora i suoi discepoli in questa corsa verso la Passione. Contrappone due parole per indicare la presente situazione: la pace che tutti si aspetterebbero dal Messia ora è sostituita dalla divisione (Mt 10,34: spada). 
 
La divisione tocca la stessa famiglia ed è reciproca; essa attinge il fondo degli spiriti ed è perciò radicale e reciproca. Viene citato indirettamente il profeta Michea (7,6): infatti nel profeta Michea è il peccato che divide e quindi la divisione è il peccato. Da questo risulta che la pace messianica non è secondo il mondo e non si opera sul piano della carne. Il principio della divisione dal peccato è il Cristo stesso. Solo dopo che si è scelto Cristo e si è rifiutato il peccato si ricompone l’unità non più fondata sulla carne, ma sullo Spirito.
 
Toccato dalla spada dello Spirito, che è la parola di Dio (Ef 6,17), l’intimo del discepolo recepisce il silenzio interiore che fa percepire il mistero profondo del cuore, silenzio che accoglie il mistero di Dio stesso. In questo silenzio si dissolvono anche i vincoli del sangue e si recepisce un solo rapporto, quello con il Cristo nello scandalo della sua croce. In questa intelligenza interiore, propria del discernimento, si colloca la scelta della sequela non più condizionata da fattori esterni ed emotivi ma fondata sul puro atto della fede, l’affidamento fiducioso che diviene la beatitudine dell’amore.

ALCUNE DEFINIZIONI DI DISCERNIMENTO SPIRITUALE
Il discernimento spirituale  è un dono di Dio, una grazia che va custodita e di cui non ci si può impossessare, sostenendo di essere capace di discernere da sé. Per gli antichi Padri il discernimento è preghiera, è una vera e propria arte donata dalla Spirito Santo. È il frutto di una relazione. È arte, e non scienza, perché si tratta di quella facoltà della nostra vita che esprime una creatività ispirata dalla grazia di Dio. È l’arte di conoscere Cristo e riconoscerlo come nostro Signore e nostro Salvatore, è l’arte di comunicare tra Dio e l’uomo e di comprendersi reciprocamente, è l’arte di come Dio salva l’uomo. 
 
Un altro aspetto da considerare è il linguaggio dello Spirito. Finché tu parli una lingua che io non conosco, puoi anche parlare molto chiaramente, ma io, non conoscendo quella lingua, non comprenderò nulla. Così anche con Dio: è necessario arrivare alla conoscenza del linguaggio trinitario, per fare un vero discernimento. È questo è un dono da invocare nella preghiera e da accogliere nell’esercizio quotidiano dell’esame spirituale di coscienza. Poi una volta alla settimane praticare la preghiera di Discernimento spirituale.

 




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Sr paolina

17/08/2019 | 02:34

Thank you a very nice reflection

Fanny Borges

16/08/2019 | 01:34

Muchas Gracias....

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