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Lectio divina – XXXII Domenica del Tempo ordinario – Anno B

Inserita il: 05/11/2021

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Mc 12,38-44
“Questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri”

Diceva loro nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».


APPROFONDIMENTO DEL TESTO
La liturgia della Parola di questa 32° domenica del tempo ordinario ci invita a fare della nostra vita un dono: donare tutto per aprirci al dono del Regno di Dio. Il Signore apprezza chi ama senza misura, non guarda alla quantità dei doni e non fa mancare il necessario a chi si priva dei suoi beni per amore Suo e dei fratelli. 
 
Di fronte a Dio non è quindi la ricchezza che arricchisce ma la povertà. Infatti Cristo da ricco che era si fece povero per arricchirci con la sua povertà (2Cor 8,9) e questo hanno pure fatto le Chiese della Macedonia la cui profondissima povertà ha sovrabbondato nella ricchezza della loro generosità (ivi,2). «Il regno di Dio non ha prezzo, però esso vale tutto ciò che uno possiede. Nel caso di Zaccheo, esso valse la metà dei suoi beni, perché l’altra metà egli se la riservò per restituire il quadruplo a coloro che aveva defraudato (cfr. Lc 19,8); nel caso di Pietro e di Andrea valse le reti e la barca (cfr. Mt 4,20); per la vedova valse solo due spiccioli (cfr. Mc 12,42; Lc 21,2); per altri sarà valso magari un semplice bicchiere d’acqua fresca (cfr. Mt 10,42). Quindi il regno di Dio, come ho già detto, vale tutto quello che uno possiede» (Gregorio Magno, Hom. in Ev., V,2: PL 76, 1093 1094). 
 
Gesù pone in rapporto tre categorie di persone: i capi del popolo (scribi), i molti ricchi, l’unica vedova povera. In rapporto agli scribi le posizioni si rovesciano. Non sono essi a giudicare il popolo ponendolo a confronto con la Legge ma è Lui, il vero profeta d’Israele, che pone la voracità degli scribi in diretto contatto con i testi profetici (cfr. Is 3,14-15; Am 2-3).
Gesù mette in evidenza l’ipocrisia degli scribi che sotto l’apparenza di lunghe preghiere nascondono la loro voracità e aggressività. Sembra quasi che essi trovino in questo una loro giustificazione: dal momento che essi pregano tanto, il loro agire, in conformità alla loro interpretazione della Legge, è giusto. Gesù invece pone in luce la dannosità di un simile comportamento e come esso sia passibile di una grave punizione divina.
I molti ricchi non ricevono nessun rimprovero diretto del Signore, ma le loro offerte, anche se consistenti non hanno nessun valore davanti a Dio perché provengono da quel superfluo che non tocca le loro sostanze e soprattutto se stessi. La povera vedova dà pochissimo ma questo è la sua stessa possibilità di vivere. il Signore vede solo lei.
 
Il Signore sembra avere lo sguardo solo su chi si priva di tutto e pone in questa privazione l’adorazione totale. Dio è unico, unicità che si consuma in sé e sembra divorare ed esigere il nostro rapporto totale con Lui: solo questo sembra essere salvezza, rifugio contro i castighi, sospensione della punizione delle maledizioni. Perlomeno cercare di domandare al Signore la purificazione totale del nostro culto, la verità assoluta del nostro essere in Lui, il desiderio progressivo e totale di arrivare all’adorazione pura esclusiva, unica del Dio vivo. 

 




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