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Religiose e “Cura pastorale”

Inserita il: 26/02/2016

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Dalla collaborazione pastorale all’affidamento di una parrocchia alla comunità religiosa femminile

Questo il tema che ha visto impegnate alcune Suore Pastorelle, lunedì 15 febbraio 2016, in un laboratorio organizzato a Roma dall’ambito Pastorale dell’USMI Nazionale. L’incontro aveva come obiettivo principale quello di aprire un confronto sulla collaborazione pastorale delle religiose nelle Chiese locali, valorizzando in primo luogo l’esperienza di comunità femminili a cui è stata affidata una parrocchia. Un secondo obiettivo si è proposto la finalità di avviare un cammino “in rete” tra le consacrate che condividono in prima persona il ministero di cura pastorale in diversi settori apostolici, per rimotivare, oggi, la collaborazione pastorale e offrire così alla Chiesa uno specifico contributo femminile. Motivazione avvalorata dalle parole di Papa Francesco: "Sono convinto dell’urgenza di offrire spazi alle donne nella vita della Chiesa e di accoglierle, tenendo conto delle specifiche e mutate sensibilità culturali e sociali. È auspicabile, pertanto, una presenza femminile più capillare ed incisiva nelle Comunità, così che possiamo vedere molte donne coinvolte nelle responsabilità pastorali, nell’accompagnamento di persone, famiglie e gruppi, così come nella riflessione teologica". (Discorso del Santo Padre Francesco ai partecipanti alla plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura, 7 febbraio 2015)

Alla presenza di una cinquantina di religiose, provenienti da diverse Diocesi rappresentative di tutta l’Italia, è stata narrata l’esperienza di “affidamento” dato alle suore Pastorelle nella Diocesi di Nocera Inferiore–Sarno, come prevista dal Canone 517, §2 del Codice di Diritto Canonico. La nostra presenza si è protratta nella presente Chiesa locale dal 1988 al 2014. Una scelta coraggiosa e audace fatta da S. E. Mons. Gioacchino Illiano, tramite il pastoralista P. Gerardo Cardaropoli o.f.m. A questo racconto si è alternato quello di un’altra esperienza simile, attualmente presente nella Diocesi di Parma anche se con modalità pastorali diverse ma ugualmente significative. 

Dalla descrizione delle suddette esperienze, sono emerse alcune piste significative che potrebbero servire ad allargare la riflessione e soprattutto potrebbero essere un auspicio per aprire nuove vie di collaborazione in cui la Chiesa al femminile possa dare il suo contributo specifico. I punti emersi sono stati:
 
  1. La scarsa riflessione teologica, giuridica e pastorale che non aiuta, in modo sufficiente e concreto, a tessere fili di collaborazione tra gli uomini e le donne nel servizio e nella vita della Chiesa.
  2. La discrepanza esistente tra la novità del Concilio Vaticano II in dialogo con il mondo e in ascolto dell’apporto creativo delle donne a una cultura ancora «maschilista». 
  3. La pocca apertura nell’affidare funzioni di responsabilità alle donne.

 

Lo scambio di esperienze ci ha offerto la possibilità di:

 
  • Evidenziare come la presenza della donna nella Chiesa  vada riconsiderata e integrata nella prospettiva del dinamismo sinodale e della conversione missionaria indicati da Papa Francesco. 
  • Sottolineare l’importanza di una presenza pastorale capace di diversificarsi dalle altre presenze nel ministero pastorale, sviluppando quelle caratteristiche femminili e quello stile di vita comunitaria che dà priorità: alla persona più che all’organizzazione; al sevizio e non al potere; prevalentemente alla formazione; alla collaborazione reciproca; rendendo visibile il volto materno di Dio a tutti gli uomini.
 

 

Sr Francesca Berton e sr Annalisa Gasbarro, sjbp





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